domenica 29 settembre 2024


11/09/2012 10:53:02 - Manduria - Attualitą

Il dott. Di Mase: «Punzi è stato punito con una sospensione quando avrebbe dovuto ricevere un encomio da parte dei suoi diretti superiori per aver salvato la vita di due pazienti»

 
 
«È corretto l’avvio del procedimento disciplinare a tutela della cittadinanza e dell’immagine dell’Asl».
Così la replica del direttore generale dell’Asl Taranto, Fabrizio Scattaglia, all’ex primario della Ginecologia dell’ospedale di Manduria, Paolo Di Mase che, in una lettera, aveva stigmatizzato il provvedimento di sospensione di un mese assunto giovedì scorso dallo stesso direttore Scattaglia nei confronti del dottor Bartolo Punzi, primario facente funzioni del reparto-punto nascita in realtà soppresso dal primo settembre.
La sospensione di un mese dal servizio è il provvedimento disciplinare adottato dal dg Scattaglia a seguito dell’esito di una commissione d’indagine istituita dalla direzione generale per valutare le «diverse inadempienze poste in essere dal dottor Bartolo Punzi sia a livello procedurale che sanitario».
In buona sostanza, il dottor Punzi in due diverse situazioni, il 27 luglio e poi il 9 agosto scorsi, ha chiamato in suo aiuto in sala operatoria (la prima volta per una gravidanza extrauterina di una donna 39enne a cui è stata praticata una isterectomia e la seconda volta per gravi complicanze di un parto cesareo di una donna ventenne a cui è stata pure praticata un’isterectomia) lo stesso dottor Di Mase, in pensione però ormai da due anni.
Altro che sospensione. Per Di Mase, il più giovane collega Punzi «ha salvato la vita di due pazienti in gravissime condizioni sottoponendole a delicati interventi di chirurgia ginecologica». Per questo, «è stato punito con una sospensione quando avrebbe dovuto ricevere un encomio da parte dei suoi diretti superiori per aver salvato la vita di due pazienti».
Quanto è bastato, insomma, a far saltare sulla sedia i vertici dell’Asl jonica che, pur avendo attivato la commissione d’inchiesta interna lo scorso 25 agosto quando avevano saputo dei due casi, avevano sperato di mantenere qualche riserbo in attesa di chiarire anche la posizione di tutti gli altri componenti delle équipe ed anche del direttore sanitario dell’ospedale di Manduria, tutti inviati in commissione disciplinare.
Quanto poi allo specifico dei due interventi in sala operatoria per i quali Punzi ha pensato di far intervenire Di Mase, «che si trovava a pochi minuti dall’ospedale», i vertici Asl commentano: «In un caso non sussistevano i caratteri di urgenza ed emergenza, mentre nell’altro un ritardo nell’espletamento corretto della procedura ha generato una condizione di urgenza, gestita in totale inosservanza dei protocolli assistenziali di evidenza scientifica».
Poi incalzano ulteriormente: «Tale estemporaneità, peraltro reiterata dal dottor Bartolo Punzi, nella gestione di entrambi i casi ha portato non a “salvare la vita”, ma piuttosto verosimilmente ad un maggior rischio per le due pazienti, e poi ad ignorare volutamente il ricorso alle figure referenti quali il Direttore della Struttura Complessa (di Grottaglie, a cui l’ospedale di Manduria faceva riferimento, il dottor Achille D’Amore all’epoca dei fatti in servizio, deceduto poi nei giorni successivi, ndr), nonché il Direttore del Dipartimento - Materno. Infantile (il dottor Francesco La Grotta, ndr)».
Due responsabili definiti «qualificati professionisti in grado di affrontare tali situazioni in maniera più adeguata e tempestiva (semmai fossero stati contattati!)».
Invece, il dottor Punzi ha fatto ricorso «ad una figura esterna che non aveva titolo – chiarisce Scattaglia - per accedere in sala operatoria, né a partecipare a qualsiasi intervento». Chiare, lampanti illegalità, insomma, ad avviso dell’Asl, preoccupata anche dei «relativi risvolti di lesione dell’immagine dell’Azienda, oltre che di salvaguardia, dei processi assistenziali».
Nella sua lettera, Di Mase aveva evidenziato, invece, il fatto che il dottor Punzi «non ha potuto chiamare il direttore del Dipartimento materno-infantile da cui dipende in quanto i tempi tecnici per attendere il suo arrivo non lo permettevano». Poi Punzi, pure nei giorni successivi, si sarebbe dimenticato di avvisare della presenza di un estraneo in sala operatoria, in quanto «il suo unico pensiero, nei giorni successivi all’intervento era di assistere le pazienti a rischio vita».
La Asl ha ora disposto ulteriori accertamenti e valutazioni e autorizzato l’Ufficio Gestione Rischio Clinico ad avvalersi anche di professionisti del settore esterni all’azienda.

Fonte: rete











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