domenica 22 settembre 2024


22/09/2012 07:15:15 - Salento - Politica

I conti dei gruppi politici della Camera saranno controllati dai questori di Montecitorio. Cioè dai partiti stessi

 
I conti dei gruppi politici della Camera saranno controllati dai questori di Montecitorio. Cioè dai partiti stessi. Non è passata la prima bozza di disciplina presentata alla Giunta per il Regolamento lo scorso 5 luglio che prevedeva che a verificare i bilanci dei gruppi fossero società di revisione esterne, come succede al Parlamento tedesco. Ma non c’è stato niente da fare. La Giunta, che si è riunita il 12 settembre, ha stabilito di pubblicare on line i bilanci ma ha escluso le verifiche delle società esterne, benché ieri sera alcuni big dei partiti, a cominciare da Franceschini (Pd) e Casini (Udc) abbiano assicurato che i controlli esterni ci saranno lo stesso.
Tutto è cominciato 5 giorni fa quando la Giunta ha dato mandato a Gianclaudio Bressa, del Pd, e Antonio Leone, del Pdl, di scrivere una nuova bozza che sarà discussa oggi. Nel testo si prevede che entro 30 giorni dalla propria costituzione, ogni gruppo approvi uno statuto, che viene trasmesso al presidente della Camera entro cinque giorni. Lo statuto indica l’organo competente ad approvare il rendiconto e l’organo per la gestione amministrativa e contabile. Lo statuto è pubblicato on line. Ai gruppi sono assegnati contributi a carico del bilancio della Camera «tenendo presenti le esigenze di base comune ad ogni gruppo e la consistenza numerica» di questi, secondo modalità «stabilite dall’ufficio di presidenza». I contributi assegnati sono destinati «esclusivamente agli scopi istituzionali riferiti all’attività parlamentare e alle funzioni di studio, editoria e comunicazione ad essi ricollegabili, nonché alle spese per il funzionamento degli organi e delle strutture dei gruppi» comprese quelle relative ai trattamenti economici. Nella bozza si prevede che ciascun gruppo approvi un rendiconto di esercizio annuale, «strutturato secondo un modello comune approvato dall’Ufficio di presidenza». Questo deve evidenziare espressamente le risorse trasferite al gruppo dalla Camera, con indicazione del titolo del trasferimento. Il rendiconto viene trasmesso al presidente della Camera, corredato da una dichiarazione del presidente del gruppo che ne attesta l’avvenuta approvazione da parte dell’organo statutariamente competente. «I rendiconti sono pubblicati come allegato al conto consuntivo della Camera». Ecco il punto: «Il controllo della conformità del rendiconto alle prescrizioni fissate dal regolamento è effettuato a cura del collegio dei questori, secondo forme e modalità stabilite dall’ufficio di presidenza». L’erogazione delle risorse finanziarie a carico del bilancio della Camera a favore dei gruppi «è autorizzata dal collegio dei questori», in via subordinata al controllo di conformità del rendiconto. Nel caso in cui il rendiconto non venga trasmesso dal gruppo entro i termini previsti, decade il diritto alle risorse per l’anno in corso. Se il collegio dei questori riscontrasse che la documentazione non fosse conforme alle prescrizioni, allora dovrebbe invitare il presidente del gruppo a provvedere alla relativa regolarizzazione, fissandone il termine, pena la perdita «del diritto all’erogazione delle risorse, per l’anno in corso».
Interviene il leader dell’Udc Pierferdinando Casini che garantisce che indipendentemente da quello che deciderà la Giunta per il Regolamento di Montecitorio, l’Udc si avvarrà di una società esterna per la verifica dei bilanci. Una scelta che servirà a «tagliare l’erba a qualsiasi possibile polemica futura». Va sulla stessa scia il Pd. «Noi siamo assolutamente favorevoli alla possibilità di controlli affidati a società esterne», spiega il capogruppo alla Camera Dario Franceschini. «La Giunta ha fatto un lavoro positivo che va nel senso della trasparenza e della pubblicità totale» precisa Franceschini, in ogni caso se anche non vi sarà l’obbligo di certificazione esterna, «noi lo faremo lo stesso». Gianclaudio Bressa (Pd) getta acqua sul fuoco. Chiarisce che la scelta di escludere le società esterne è dettata dal fatto che la Camera ha un’autonomia costituzionale e precisa: «I bilanci saranno pubblici, allegati al bilancio della Camera, votati dall’Aula e pubblicati on line e sulla Gazzetta ufficiale. A meno che non si sospetti che la Camera abbia bilanci falsi dal ’48 a oggi, si deve considerare che questa proposta è di estrema trasparenza: ogni anno tutti i cittadini potranno vedere quali sono state le spese dei gruppi. Spese che, tra l’altro, potranno riguardare solo l’attività legislativa e comunicativa dei gruppi». Anche Massimo Donadi (Idv) garantisce il ricorso del suo partito a revisori esterni: «Il Paese ha bisogno di segnali di chiarezza e che la politica diventi una casa di cristallo».










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