lunedì 23 settembre 2024


07/06/2009 09:57:59 - Sava - Attualità

Mimmo Carrieri ha inviato un esposto alla Forestale per indagare su alcuni strani episodi

 
Continua il commercio di ulivi secolari, dapprima privati della rigogliosa vegetazione e, quindi, trasportati altrove (solo verso il nord?) per abbellire i giardini delle ville di gente facoltosa.
A riproporre il problema, in un esposto inviato al Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato, è l’ambientalista savese Mimmo Carrieri.
«Purtroppo ciò che avevo preventivato negli esposti del 12 e 25 novembre del 2008, inviati al Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Taranto alla Procura della Repubblica, sembra si stia verificando» dichiara Mimmo Carrieri. «In quegli esposti avevo fatto presente la stranezza di alcuni investimenti effettuati da alcuni personaggi sembra provenienti da altra provincia. Investimenti mirati all'acquisto di alcuni terreni agricoli coltivati ad uliveto. Nei terreni in questione, ricadenti nel territorio del Comune di Maruggio e più precisamente, nelle contrade “Scerza”, “Tremula” e “Vora”, erano piantati circa 120 maestosi alberi di ulivo secolari che, per quel che ho appreso da alcuni contadini del posto, garantivano un ottimo raccolto di olive e quindi, una ricca produzione di olio. Prima dell’estate del 2008, i nuovi acquirenti dei terreni fecero eseguire la cosiddetta “scapitozza tura”: questi alberi, ovvero, furono spogliati da tutta la rigogliosa vegetazione, sino a ridurli ad un solo troncone dell’altezza di circa tre metri. Tale operazione mi portò a pormi delle domande, che poi girai alla Magistratura. Perché trasformare in monconi degli alberi rinunciando alla produzione delle olive e quindi al ricavato dalla vendita dell'olio? Perché puntare ad un investimento a lungo termine rinunciando ad un ricavato a breve?. Se è pur vero che essendo l’ulivo una pianta ad alta capacità “collorifera” (a vegetazione cioè veloce), per ottenere la stessa produzione raggiunta in precedenza, dopo la “scapitozza tura” occorre peraltro attendere circa un ventennio. Da ciò sorsero i miei dubbi sul carattere speculativo dell'investimento».
Dubbi che hanno trovato un riscontro nei giorni scorsi.
«Lo sfruttamento agricolo per fini speculativi è una delle cause determinanti alla trasformazione dell’ambiente naturale che, quando è così evidente non può essere sottaciuto» continua Mimmo Carrieri. «Nei miei esposti ho messo in evidenza la forte richiesta di mercato da parte di molte città del nord Italia, in cui c’è gente pronta a pagare le piante di ulivo a prezzi considerevoli. Gli alberi poi portati ad unico tronco (senza cioè la vegetazione), rendono più agevole il trasporto sui camion e quindi l’investimento fatto dai nuovi acquirenti dei terreni può essere unicamente di natura “speculativa” sulla vendita degli alberi e non per l’olio che questi avrebbero potuto produrre. La prova di ciò che dico? Venerdì 29 maggio, in contrada “Vora”, ignoti, con una pala meccanica, hanno spiantato diversi “tronchi di alberi di ulivo”, che sono stati caricati su camion e trasportati verso destinazione ignota. Di ciò ho provveduto ad informarne la Guardia Forestale dello Stato affinché avvii opportune indagini atte ad appurare la destinazione d'uso delle piante. Intanto non passa giorno che non vi siano attentati all'ambiente naturale e al patrimonio paesaggistico».










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