giovedì 26 settembre 2024


19/12/2012 09:10:16 - Provincia di Taranto - Attualità

«Evidentemente suscitano più interesse le farneticazioni di un bifolco e reo-confesso …»

 
E’ così che i grandi organi di informazione nazionale hanno trattato i tarantini.
A quel che sembra suscitano più interesse le farneticazioni di un bifolco e reo-confesso (Misseri) che 20 mila persone che scendono in piazza per gridare le loro ragioni. Sorge il sospetto che in fondo faccia comodo a tanti l’idea di un Sud arretrato, piagnone che non cresce perché la sua gente è ignorante e rassegnata. Viene comodo a certa classe politica locale che pensa al proprio tornaconto, viene comodo alla classe politica, dirigente e industriale nazionale, abituata da 150 anni a trattare le regioni del Sud più o meno come una colonia della grande madre patria. Prima la Marina, poi l’Italsider, poi l’Ilva, domani le trivelle della Shell e chissà cos’altro ancora.
«Sabato scorso –dichiara il presidente provinciale di Confcommercio, Leonardo Giangrande- è accaduto qualcosa che ha un valore che supera il motivo stesso della manifestazione: i Tarantini hanno finalmente mostrato di avere orgoglio e dignità. Alla manifestazione di sabato hanno partecipato in tanti: famiglie, giovani, operai, intellettuali, commercianti …: ognuno con la propria motivazione. Non è vero che la gente che ha sfilato nelle vie della città era una massa informe di incoscienti, che ragiona di pancia e che vuole la chiusura dell’Ilva incondizionatamente, senza se e senza ma.
Noi ad esempio, e lo abbiamo sempre detto, non appartiamo al movimento degli ‘integralisti’ che vorrebbero la chiusura dell’Ilva tout court; noi infatti sosteniamo la tesi della ambientalizzazione degli impianti e riteniamo che possa esservi una continuità operativa dell’Ilva, a patto però che vengano garantiti salute e ambiente. Quel che dunque contestiamo sono le modalità operative, la tempistica e la scarsa trasparenza sui percorsi che si intende adottare, nonché la mancanza di chiarezza circa gli interventi di bonifica e riqualificazione di Taranto.
Ci sembra insomma che l’unica cosa di cui ci si sia realmente preoccupati a livello governativo è garantire la continuità operativa dell’Ilva, e non certo perché la prima delle preoccupazioni sia il lavoro e la sorte degli operai dell’Ilva, ma perché c’è il grande problema nazionale della produzione dell’acciaio e del ferro, della ricaduta sull’industria manifatturiera italiana, etc.
Bene se così è, se la continuità del funzionamento produttivo costituisce una priorità strategica di interesse nazionale: che si proceda con altrettanta solerzia a definire le condizioni per la immediata rimozione delle condizioni di criticità per la salute e l’ambiente; che si pongano basi serie, reali, concrete, tangibili, ‘ECONOMICHE’, per avviare un processo di riqualificazione del territorio e che si ponga una netta opposizione a qualsiasi altra ipotesi futura di insediamento industriale a forte impatto fisico-ambientale. Ecco questo è il senso della nostra partecipazione alla manifestazione di sabato, e riteniamo di tanti cittadini, a partire dai commercianti che hanno spento insegne e abbassato saracinesche.
Ciò detto –conclude Giangrande- ci preme sottolineare un altro aspetto: il valore politico ed etico che ha contraddistinto la grande presenza dei Tarantini alla manifestazione del 15. E’ stata una grande lezione di democrazia e di partecipazione diretta dal basso, di cui la politica dovrebbe rendersi conto. E’ come se i Tarantini si fossero svegliati da un lungo sonno e tutti assieme avessero gridato: “TARANTO C’E’, E VOI NON VE NE STATE RENDENDO CONTO!”
La classe politica locale, e quella nazionale, dovrebbero soffermarsi a riflettere su quanto è accaduto, e capire che non è più tempo per continuare a ragionare esclusivamente su alleanze, candidature, poltrone, dimenticando i problemi reali e chiudendo fuori dalle ‘stanze’ la comunità amministrata».










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