lunedì 23 settembre 2024


07/02/2013 13:01:09 - Manduria - Politica

«Contento del verdetto, ma in quel periodo, benché quell’appalto sui parcheggi fu gestito da un’altra Amministrazione, il nostro Comune era guardato a vista…»

 
Non ci sono i presupposti per sciogliere il Consiglio Comunale e per l’adozione dei provvedimenti consequenziali, ovvero il nuovo commissariamento del Comune.
A distanza di poco meno di un anno dall’avvio delle indagini, è finalmente arrivata la fumata bianca: non ci sono elementi che provano la contiguità fra apparati tecnici o politici con la criminalità organizzata. La città tira un sospiro di sollievo, avendo ora la certezza di potersi recare nuovamente alle urne a fine maggio per eleggere un’altra Amministrazione.
«Sono contento di questo verdetto, anche se voglio chiarire ancora una volta che l’indagine dalla quale è scaturita l’ispezione è legata ad un appalto che fu gestito da un’altra Amministrazione, precedente alla mia» afferma Paolo Tommasino, ultimo sindaco della città. «Proprio a causa di quell’indagine, sentendomi il fiato sul collo delle istituzioni (eravamo praticamente guardati a vista) e non volendo giungere ad uno scioglimento traumatico, che avrebbe marchiato per sempre la nostra città, ho preferito, nel marzo scorso, dimettermi».
Tommasino si sofferma su questo concetto.
«C’erano altri problemi legati alla tenuta della maggioranza, ma non furono quelli a determinare la mia decisione di dimettermi» afferma l’ex sindaco. «Tre consiglieri della maggioranza avevano iniziato ad avanzare una serie di richieste già dall’avvio della legislatura (conservo ancora le lettere). Inizialmente c’era la serenità e la possibilità di confrontarsi per trovare delle soluzioni che consentissero all’Amministrazione di proseguire il cammino. A marzo la situazione era cambiata. Nel mese precedente vi fu quella raffica di arresti per una indagine che aveva riguardato anche il servizio dei parcheggi a pagamento. Appalto, lo ribadisco, aggiudicato dall’Amministrazione precedente. La mia era completamente estranea alla vicenda. Eppure iniziai a cogliere dei segnali che non facevano presagire nulla di buono e che mi indussero a chiudere il dialogo con i tre consiglieri indipendenti: non c’erano più le condizioni per trattare sull’assegnazione di questo o quell’assessorato o su altri benefit».
A cosa si riferisce?
«Poiché la minoranza (i cui partiti avevano gestito quell’appalto), paradossalmente e strumentalmente chiedeva le dimissioni dell’Amministrazione, chiesi un incontro al Prefetto per i necessari chiarimenti. Ma non riuscii ad ottenere quest’incontro. Qualche giorno dopo vi fu l’inaugurazione della Fiera e anche in quella circostanza il Prefetto non intervenne alla cerimonia. Avevo intuito, insomma, che, da lì a poco, il Consiglio sarebbe stato sciolto d’autorità. Feci un ultimo tentativo: dar vita ad una maggioranza tecnica, che avrebbe avuto come priorità la questione morale e altri tre o quattro obiettivi e che sarebbe stata in vita per pochi mesi. Non avendo riscontrato la disponibilità della minoranza, ho preferito uno scioglimento soft del Consiglio, attraverso le mie dimissioni. La riprova che il mio intuito non era sbagliato è arrivata subito: non solo è stato nominato il commissario straordinario, ma anche i tre commissari ispettivi, ai quali fu concessa anche la proroga dei termini. Il mio è stato un gesto d’amore per la città. Un mio ritorno in politica? Dipende da cosa si intende. Escludo però una nuova candidatura a sindaco».










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