lunedì 23 settembre 2024


03/04/2013 07:29:34 - Sava - Attualità

«Se la mia vicenda non si risolve, sono deciso a fare una follia»

 
«Il Tribunale di Taranto non mi ha concesso la sospensiva sul procedimento immobiliare: il 20 maggio la mia casa potrebbe andare all’asta e potrebbe essere acquistata da una persona vicina all’avvocato della persona che ha applicato dei tassi usurai al prestito che mi aveva concesso. Persona che ho regolarmente denunciato. La situazione è diventata insostenibile. Sono sul punto di commettere una follia…».
La decisione del Tribunale di Taranto di non accogliere la richiesta dell’applicazione dell’articolo 20 della legge sulle vittime delle richieste estorsive e dell’usura (esattamente la numero 44 del 1999) ha sconvolto Sergio Pichierri, titolare di un’azienda di infissi a Sava.
«L’articolo 20 prevede, al comma 4, la sospensione dell’esecuzione dei provvedimenti di rilascio di immobili e i termini relativi a processi esecutivi mobiliari ed immobiliari, ivi comprese le vendite e le assegnazioni forzate» ricorda l’imprenditore savese. «Quando, qualche mese fa, ho minacciato di suicidarmi in Tribunale, a Taranto, mi fu promessa l’applicazione della legge. Non ho chiesto benefici che non mi spettano, ma solo il rispetto di ciò che la legge prevede. Che nel mio caso esistano i termini per la sua applicazione, mi è stato confermato anche da Renato De Scisciolo, referente regionale dell’Associazione Antiracket. Perché, allora, rischio di perdere la mia abitazione se lo Stato ha accertato che io sono stato vittima dell’usura e dell’estorsione? Lo Stato mi ha riconosciuto anche delle lesioni personali (un’invalidità permanente del 15% e una biologica del 10%) e degli indennizzi. Però, non accogliendo l’istanza del mio avvocato circa l’applicazione della legge sulle vittime dell’usura, rischia di diventare complice proprio degli usurai e degli estorsori».
Dopo aver subito il danno, Pichierri rischia anche la beffa: coloro che ha denunciato potrebbero entrare in possesso della sua abitazione.
«La mia abitazione è all’asta perché un pregiudicato di Sava (successivamente arrestato nell’ambito dell’operazione Corvo), avviò nei miei confronti una vertenza lavorativa: dichiarò di aver lavorato per quattro mesi nella mia azienda e indicò come testimoni la moglie e il cognato… Nonostante diversi errori commessi nella notifica della vertenza, sono stato condannato a pagare 18.000 euro, che poi, con il passar del tempo, sono diventati oltre 30.000… Un altro creditore è un cittadino savese che mi ha prestato del denaro a tassi usurai negli anni ’90. Mi ha intentato causa e io, pur di chiudere la contesa, intendevo saldare tutto: attraverso il mio legale, più volte abbiamo comunicato l’intenzione di pagare al suo avvocato. Ma i soldi non sono stati mai ritirati e poi abbiamo scoperto che un conoscente dell’avvocato aveva presentato un’offerta per comprare all’asta la mia casa… Ho denunciato l’avvocato, ma nulla è stato fatto per tutelare i miei interessi. Ho poi subito anche un’estorsione, anche questa denunciata».
Pichierri si è rivolto a tutte le istituzioni che si occupano di offrire tutela agli usurati.
«Tempo fa ho incontrato Tano Grasso e recentemente anche il suo successore. Sono in continuo contatto con il referente regionale dell’Associazione Antiracket. Da loro e da altri rappresentanti istituzionali ho sempre ricevuto conforto quando ho esposto il mio caso. Poi, però, sono costretto a confrontarmi con le assurdità di una legge che, almeno per la mia vicenda, tende a tutelare più chi ha commesso i reati rispetto a chi li ha subiti. Da tempo sono costretto a vivere con questa spada di Damocle sulla testa: non posso più continuare a convivere con questa tensione. Invece di premiarmi per aver sempre denunciato tutto, mi stanno mettendo nelle condizioni di perdere anche la casa».
Raccontando la sua storia, Sergio Pichierri si infervora. E’ esasperato e non esclude gesti ancor più gravi rispetto a quello commesso, qualche mese fa, in Tribunale a Taranto.
«Avevo deciso di suicidarmi, perché neppure i mass media hanno la sensibilità di ascoltare la mia storia. In tv continuo a vedere le interviste a Michele Misseri, che si è macchiato di reati infamanti. Le stesse tv che poi mi negano degli spazi. Cosa bisogna fare, allora, per poter essere ascoltati? Sappiano, però, che, a costo di fare una follia, io la casa non la consegnerò mai nelle mani di chi ho denunciato…».










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