domenica 29 settembre 2024


15/04/2013 10:48:04 - Manduria - Attualitą

«Le responsabilità dello scempio da ascrivere alla classe politica, ai sindaci e a coloro che non hanno fatto il proprio dovere»

 
Vittime innocenti dell’inquinamento di Taranto, ma anche scintilla per la presa di coscienza di una intera città, che ha iniziato a mobilitarsi accanto a loro e per tutelare, in primis, la loro salute.
Sono stati i bambini, qualche anno fa, a scendere per primi in strada per reclamare il diritto alla vita, per protestare contro le emissioni di diossina e per … invocare “nuvole bianche” nel cielo di Taranto. Accanto a loro c’era il dott. Giuseppe Merico, oggi primario della Pediatria dell’ospedale “SS. Annunziata”, che ha speso tutta la sua vita in difesa della salute dei più piccoli.
Testimone diretto e protagonista di questa svolta, il pediatra tarantino è stato gradito “ospite” degli studenti della scuola media dell’istituto comprensivo “Don Bosco” per parlare di inquinamento e di conciliabilità di grande industrie e ambiente. Guidati dalle docenti Grazia Buccolieri e Grazia Lecce, gli allievi della scuola diretta da Anna Calabrese hanno rivolto una nutrita serie di domande al dott. Merico per poter comprendere meglio un problema che ha sconvolto, forse irrimediabilmente, un intero territorio e che riguarda da vicino anche diverse centinaia di lavoratori manduriani dell’Ilva.
«La diossina entra nel corpo umano attraverso gli alimenti, compreso il latte umano» ha spiegato il dott. Merico. «Fu proprio facendo analizzare tre campioni di latte umano che, qualche anno fa, dimostrai i devastanti effetti dell’inquinamento a Taranto. Ma la diossina non la ingeriamo solo attraverso il latte. Circa 2.000 pecore di un allevamento che si trova a 5-6 km dall’Ilva sono state abbattute perché avevano brucato dell’erba contaminata dalla diossina, che, così, si inserisce nella catena alimentare. Non è un caso, poi, che gli allevamenti di cozze, un tempo vanto dell’economia tarantina, siano stati spostati da mar Piccolo a mar Grande.
Vi è poi un altro tipo di inquinamento, quello delle polveri sottili, ovvero i policlorobifenili, delle particelle piccole di minerali cancerogene, che vengono inalate e che finiscono nei polmoni, provocando neoplasie e tumori. A Taranto la spesa per i farmaci per curare l’asma è quasi doppia rispetto alle altre province pugliesi».
Anche i ragazzi del comprensivo “Don Bosco” si sono posti una domanda: come è stato possibile tacere su questo scempio per tanti decenni?
«L’ho sempre detto: le responsabilità sono della classe politica e dei sindacati. E’ impossibile credere che nessuno si accorgesse di niente. Peraltro, le intercettazioni che sono state rese note qualche mese fa hanno scoperchiato quello che era un sistema ben collaudato: politici e giornalisti erano spesso “ammorbiditi” dall’Ilva. Quando sono stato assessore comunale alla Sanità, anni fa, feci chiudere alcune batterie dell’Ilva. Ci fu chi, probabilmente “stimolato” in tal senso, lanciò una campagna giornalistica contro di me… Non c’è mai stato il monitoraggio continuo delle emissioni dell’Ilva. Sino a qualche anno fa, il monitoraggio avveniva una volta al mese, di giorno, con l’azienda che veniva a sapere preventivamente la data…Quello non era un controllo serio».
Il dott. Merico ha poi parlato di prospettive.
«L’AIA ha posto dei vincoli molto rigidi all’Ilva. Ma c’è la convinzione che fra 10-12 anni l’azienda chiuda perché la struttura diventerà obsoleta e non più in grado di produrre profitti. Grande industria e ambiente possono coesistere se, come in Giappone o in Olanda, si adottano tecnologie ecosostenibili. Il futuro potrà essere sereno se i politici, le istituzioni, l’industria faranno il loro dovere. Dobbiamo credere che le cose miglioreranno».











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