domenica 29 settembre 2024


24/05/2013 08:34:35 - Manduria - Attualità

Potrebbe essere questa la vera alternativa allo scarico a mare del depuratore: convogliare le acque affinate verso l’Ilva

 
Lo stabilimento Ilva di Taranto dovrà raffreddare gli impianti con l’acqua ultra- affinata e non più con quella potabile. I soldi ci sono, i progetti pure, ciò che manca è la volontà dell’acciaieria di farsi carico dei costi. Ma ora la Regione parrebbe intenzionata a far rispettare quell’obbligo, peraltro inserito nell’Autorizzazione ambientale dell’Ilva: ed entro 30 giorni dovrà verificare - meglio: riverificare - l’intesa tecnica sull’affinamento e sbloccare così i lavori di realizzazione dell’impianto di Gennarini- Bellavista.
La questione Ilva è stata ieri il tema centrale in Quinta commissione, dove il presidente Donato Pentassuglia (Pd) aveva programmato una serie di audizioni sul tema della depurazione.
«È il momento di procedere», ha confermato per l’esecutivo regionale il vicepresidente Angela Barbanente: il rischio, dopo una serie di tira-e-molla, è il definanziamento dei 14 milioni che la Protezione civile ha stanziato per il «Gennarini» nell’ambito dei fondi per l’emergenza ambientale. Ma dietro le resistenze dell’Ilva, che chiede di «verificare » la qualità dell’acqua prodotta dal processo di affinamento, c’è soprattutto il contributo di gestione da riconoscere ad Aqp: circa 8-900mila euro l’anno.
Somma - ha fatto notare l’ex assessore regionale ai Lavori pubblici, Fabiano Amati - «ampiamente inferiore a ciò che Ilva spende oggi per pagare ogni anno l’acqua potabile all’Ente irrigazione e il contributo ambientale alla Basilicata».
Un anno fa l’avvio dei lavori per il «Gennarini», appalto che Aqp ha aggiudicato senza mai firmare il contratto, si bloccò proprio sul tema del contributo di gestione: all’epoca, però, l’utilizzo dell’acqua ultra-affinata non era ancora un obbligo. E comunque, essendo la capacità dell’impianto di affinamento molto superiore alle esigenze di Ilva (che ha bisogno di 250 litri al secondo), la Regione cercherà di «vendere» l’acqua anche alle altre aziende dell’area industriale tarantina.










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