luned́ 23 settembre 2024


03/12/2008 18:36:53 - Manduria - Appuntamenti

«Memoria verso assunzione di ruolo. Diritti verso Doveri. Reciprocità verso empatia»

 
Cari giovani, ho molto riflettuto sul mio intervento a questa vostra, nostra manifestazione, bella e suggestiva, arricchita dalla presenza del Sig. Prefetto, del Sig. Provveditore agli studi, di tutte le autorità civili e militari presenti, del Sig. Presidente del Consiglio Comunale al quale mi unisco nel saluto a tutti gli intervenuti.
Ho detto che ho molto riflettuto sulla opportunità e sulla necessità. Non vi sembri strano ciò che dico. Siamo in un passaggio difficile ed in questo passaggio alle figure di promanazione politica viene sempre meno riconosciuto il ruolo di testimoni del tempo, del nostro tempo, di lettori della realtà che viviamo. E’ forse questo il portato di quella che viene chiamata una crisi di ruolo della politica rispetto ad altri poteri. Dipenderà dagli errori che la politica ha commesso e commette in questa ancora breve storia della repubblica. Dipenderà da cause che non è di questa circostanza indagare, ma è così e prendiamone atto. La politica non gode di quella autorevolezza, di quel riconoscimento che altri poteri dello stato o della società civile o della società punto e basta, dimostrano di godere. Non è chiaramente per gelosia che si fa questa considerazione, quanto per ricordare a tutti però che è dalla politica e dal corretto svolgersi della vicenda democratica che trae fondamento la costruzione istituzionale, è dalla buona dialettica e dal corretto confronto politico che traggono alimento le istituzioni le quali non possono essere considerate un corpo a se stante, una realtà autoreferenziale. Le istituzioni non sono una mera struttura, anzi come un vecchio e stantio lessico avrebbe detto, una sovrastruttura, una soluzione organizzativa, un meccanismo preferito ad altri, come il mercato o la relazione individuale, onde esercitare solamente un ruolo di soccorso, di supplenza rispetto alle diverse necessità emergenti dalla dialettica sociale. Se le istituzioni, insomma, non possono esprimersi solo come senso del potere, non debbono nemmeno limitarsi ad esprimersi solamente come senso del servizio. Non un mero provveditorato alle pur importanti necessità della comunità e del vivere associato, un soggetto di premura pubblica, ma anche il luogo del mutuo riconoscimento, della pubblica adesione ad uno schema di valori che tenga armoniosamente unita una comunità, la faccia crescere in consapevolezza di sé, la renda forte e solida rispetto a tutti gli attacchi e le possibili insidie che derivano dai diversi rigurgiti di egoismo individualista, o, al contrario, di assolutismo massificante.
E’ da queste considerazioni che ho tratto forza e convinzione nel voler presentarmi a voi oggi come soggetto istituzionale di sindaco democraticamente eletto e con coraggio mi è sembrato utile proporvi una lettura molto diretta e posso dire “intergenerazionale” di ciò che andiamo a fare: ho inteso sintetizzare in un rapporto di reciprocità un noi e un voi che sia propedeutico al vostro pieno inserimento come attori della vita associata ed ho pensato ad un piccolo schema, un gioco di rimandi che traduco in tre cose da chiedere e in altrettante tre da offrire in questa relazione che andiamo oggi a sancire. Tre coppie di cose, tre.
Per prima cosa vi chiediamo di essere capaci di assumere il senso della memoria, fondativo di ogni civiltà, quel patrimonio che, fatto di attivo e passivo, ogni generazione riceve in custodia dalla precedente. Noi ci impegniamo a batterci per un recupero del senso del vostro ruolo sociale, non di meri interpreti di un copione già scritto da altri, ma autori consapevoli di un testo da scrivere insieme. Noi vi offriamo la piena disponibilità a realizzare insieme questo processo di crescita a questa vostra promozione alla cittadinanza. Cittadini prima che consumatori e non viceversa. Memoria verso assunzione di ruolo.
Secondariamente vi chiediamo di guardare alla costruzione e al continuo movimento di riforma della società non come una mera rivendicazione di diritti, quanto anche una assunzione piena di doveri, di responsabilità. Per citare Aldo Moro, “la stagione dei diritti sarà effimera se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere”. Noi per parte nostra dobbiamo lavorare per offrirvi un sistema sociale che non sia la costante ed immutabile ripetizione di gerarchie e primati sociali decisi e definiti una volta per tutte. Un figlio di bracciante e di operaio deve poter avere le stesse opportunità di diventare avvocato o farmacista o notaio che di un figlio di avvocato, farmacista, notaio. Lo avete sentito nelle parole del neo eletto presidente degli Stati Uniti d’America, la convinzione che in una civiltà, in una società sana ed evoluta “tutto sia possibile”. Diritti verso Doveri.
Infine l’aspetto più delicato di questa nostra relazione intergenerazionale. Essere noi consapevoli di una parità di forza riconosciuta nella relazione (generazioni alla pari) significa anche per altro verso potervi chiedere che ciò non si traduca in antagonismo non comunicativo. Sarebbe il paradosso più grande il dover prendere atto che nel tempo di massima vicinanza nella relazione intergenerazionale, affiori un senso di così sconfortante incomunicabilità. Una comunicazione che deve tornare ad essere una questione di sguardi. Come qui oggi, io che sono qui di fronte a voi e vi guardo tutti e ricevo da voi lo sguardo che è già il primo e fondamentale stadio della relazione. Bene se ci guardiamo possiamo anche dirci qualcosa e dirci qualcosa di noi, non in astratto ma nel concreto del nostro faccia a faccia come diceva don Tonino Bello e se da questo incontro di sguardi riusciamo anche a far scaturire riflessioni sul noi, sul voi e sul me, su chi siete oggi voi qui e chi sono io, meglio chi rappresento io, bene avremo dato un senso di unicità a questa nostra esperienza di incontro, avremo creato una relazione e probabilmente quella che si dice con una parola difficile, empatia. C’è bisogno di empatia e c’è bisogno di interesse per l’altro, dobbiamo costantemente ricordare a noi stessi di essere degli animali sociali e c’è bisogno di un faccia a faccia senza il sangue negli occhi, un faccia a faccia che significa solo incontro ed interesse reciproco. Reciprocità verso empatia.
Nella mia funzione di sindaco della città io devo impegnarmi e lavorare con i miei collaboratori perché a tutti voi venga garantito il diritto alla piena cittadinanza. Diventando attori sociali, da oggi voi cominciate a pensarvi utili e necessari a questa costruzione che si realizza entrando nel cantiere sociale e non rimanendone fuori, né da comodi né da iper critici osservatori. Cominciare dalle istituzioni di prossimità, quelle che regolano il funzionamento essenziale di una comunità, il Comune. Interessatevi serenamente alla vita cittadina, fornite il vostro contributo, non solo in termini di analisi definitive, dure e senza appello, sulla condizione di arretratezza in cui pure a noi tocca operare nel tentativo di riscattarci, di migliorare le nostre condizioni sociali, di vita dei singoli, le aspettative di ognuno. Accettarsi e pensarsi in una dimensione allargata, in una dimensione in cui non siete solo voi ma dovete, insieme agli altri, rappresentare un io più allargato, collettivo. E non vi faccia specie in seguito il ruolo che vi sarà assegnato: la nona sinfonia di Beethoven non si suonerebbe senza i timpani.
Nelle società evolute l’adolescenza si è fatta più lunga, dall’adolescenza non si pretende e non si deve pretendere nulla, non deve svolgere una funzione sua propria e strutturalmente indispensabile alla vita della comunità, deve essa attenere alla formazione e alla educazione necessarie per l’assunzione di ruolo una volta che l’apprendistato adolescenziale è terminato. Oggi vogliamo salutare proprio questo, il vostro essere diventati giovani cittadini di un’Italia democratica e repubblicana. Auguri sinceri dal vostro sindaco.
 
Francesco Massaro










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