mercoledì 25 settembre 2024


20/06/2013 20:02:36 - Salento - Attualità

Interverranno la dr.ssa Paola Falapone, internista reumatologa dell’ospedale SS. Camillo De Lellis di Mesagne, e il dr. Antonio Marsico, internista reumatologo, responsabile per gli Ambulatori Reumatologici dell’ospedale SS. Annunziata

 
L’Artrite Reumatoide (AR), la più nota fra i reumatismi infiammatori cronici, colpisce soprattutto le donne in età adulta, ma può colpire anche l’infanzia. È invero un parametro di riferimento per tutte le altre forme di artrite, quale patologia autoimmune multifattoriale in cui più elementi inducono un'infiammazione cronica articolare con carattere destruente.
Colpisce soprattutto le articolazioni di mani e piedi, ma è possibile anche il coinvolgimento di organi interni. Il decorso clinico della AR è cronico e la sua storia naturale (nelle forme non trattate) è l’evoluzione verso l’invalidità a causa del danno articolare, con la perdita della funzionalità articolare per l’anchilosi o per le deviazioni articolari. Le pazienti con AR raggiungono l’invalidità entro i primi 10 anni di malattia in 1/3 dei casi, se non curate, perdendo l’autonomia nei più piccoli gesti quotidiani (vestirsi, tagliarsi la carne, bere un bicchiere pieno, andare a fare la spesa, viaggiare);
subentra così spesso anche uno stato di prostrazione che le porta ad isolarsi dalla vita sociale e quindi alla depressione.
L'AR viene curata con farmaci sintomatici (antinfiammatori non steroidei e corticosteroidi) ed immunosoppressori “di fondo” o DMARDs, che si dividono in DMARDs tradizionali e biotecnologici: essi sono il vero trattamento della malattia.
Oggi, se presa in tempo, l’AR può essere curata, e almeno se ne può arrestare l’evoluzione, con una remissione completa grazie ai farmaci biotecnologici, in uso ormai da quasi 15 anni. Sono farmaci potenti e costosi che vanno usati nei casi che non rispondono ai comuni farmaci di fondo e 0 in casi ben precisi 0 fin dall’inizio del trattamento. Non tutte le forme di AR rispondono subito e bene alla terapia specialistica che è influenzata dalla storia clinica e dalle patologie concomitanti. Ritardare l'inizio del trattamento e non fare controlli vuol dire compromettere l’efficacia della terapia, Di fatto, una terapia tempestiva in una fase precoce può portare alla remissione completa della AR ed impedire il danno articolare. Una terapia iniziata in fase tardiva può solo migliorare il dolore e la tumefazione articolare. Inoltre, i controlli clinici ravvicinati nella fase iniziale della terapia, consentendo di modificare dosi e tipo di farmaci a seconda della risposta clinica, aumentano di molto le possibilità di successo terapeutico.
In conclusione, aggiornarsi sulla AR sulle possibilità terapeutiche può aiutare molte persone a affrontare al meglio questa malattia che è quindi curabile, oggi.
Introduzione a cura del Prof. Alessandro DISTANTE, Presidente e Direttore Scientifico dell'ISBEM.
Mesagne, 21 Giugno 2013, Convento dei Cappuccini, ore 18.00-20.00










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