lunedì 30 settembre 2024


04/12/2008 14:56:53 - Manduria - Attualità

Non avrebbe protetto adeguatamente la Base Maestrale

 
Non protessero adeguatamente la Base Maestrale, il quartier generale dei carabinieri a Nassiriya devastato dall’attentato del 12 novembre 2003 (19 italiani morti). Con questa motivazione il pubblico ministero - nel corso del processo davanti al gup militare di Roma - ha chiesto la condanna per due generali dell’esercito, Vincenzo Lops e Bruno Stano, che si sono avvicendati al comando del contingente italiano in Iraq.
Per il generale Lops la richiesta è di 10 mesi di reclusione, mentre per il generale Stano di 12 mesi. Per il colonnello Georg Di Pauli, comandante dell’Unità specializzata multinazionale dei carabinieri che aveva il proprio quartier generale a base Maestrale, è stato invece chiesto il rinvio a giudizio. Lops e Stano hanno chiesto e ottenuto di essere processati con il giudizio abbreviato, mentre Di Pauli con quello ordinario.
La decisione del gup è attesa tra una ventina di giorni, dopo le arringhe delle difese. Le numerose parti civili che si sono costituite in giudizio hanno chiesto un risarcimento complessivo di diversi milioni di euro.
«Documenti ufficiali del Sismi - ha commentato l'avvocato Francesca Conte, che rappresenta le famiglie di 10 vittime -«parlavano di giorno del terrore tra il 10 e 14 novembre, proprio contro il contingente Msu. E a fronte di queste minacce il dispositivo di difesa era assolutamente inadeguato, come riferito anche da tantissimi testimoni».
«Anche le vedove», ha aggiunto, «sentivano i loro mariti molto preoccupati per la loro sicurezza nei giorni precedenti alla strage. Ora», ha concluso il legale, «ci aspettiamo giustizia, non vendetta».
La vicenda giudiziaria per l’attentato alla base Maestrale si protrae ormai da quasi cinque anni. Il relativo fascicolo venne infatti aperto all’indomani della strage e, alla fine di maggio 2007, c’è stata la richiesta di rinvio a giudizio per i tre ufficiali per “omissione di provvedimenti per la difesa militare”, un reato previsto dal codice penale militare di pace. Successivamente, su istanza dei difensori degli imputati, il giudice ha stabilito che l’inchiesta non poteva essere condotta in base al codice penale militare di guerra e ha deciso la restituzione degli atti al pubblico ministero. Una decisione, quella di restituire gli atti al pm, che è stata annullata dalla Cassazione.
Il procedimento è dunque tornato al gup che ora procede per il reato, previsto dal codice penale militare di pace, di “distruzione colposa di opere militari”
Un provvedimento, a nostro avviso, abnorme: se si seguisse la stessa procedura anche negli Usa, pressoché tutti gli ufficiali (viste le migliaia di vittime a stelle e strisce), dovrebbero essere condannati.










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