giovedì 03 ottobre 2024


27/08/2013 18:27:45 - Manduria - Attualità

 Ottime prospettive per il Primitivo che sarà prodotto con le uve della vendemmia 2013

«Anche il comparto vitivinicolo sta misurandosi con la grave fase di congiuntura economica in atto. Ma il mercato del Primitivo di Manduria, fortunatamente, rappresenta ancora un’oasi felice, che non conosce crisi».

Gregory Perrucci, fondatore e amministrazione della società “Racemi”, analizza il fenomeno-Primitivo, vino di punta dell’intera regione, il cui successo, anche sui mercati internazionali, ha attirato ormai da anni l’attenzione di tutti i più grandi produttori italiani.

«Loro controllano i grossi mercati e la nostra è diventata una terra di conquista» prende atto Perrucci. «Arrivano, acquistano il vino sfuso dalle cantine e poi lo riversano, con le loro etichette, nei vari mercati. Creano, insomma, molta confusione, ma, nonostante tutto, il Primitivo continua a riscuotere consensi. In particolare quello che continuiamo a produrre nelle nostre realtà, con la tradizionale scrupolosità in tutti i passaggi della filiera. Si tratta di un prodotto di nicchia, molto ricercato. I consumatori lo preferiscono, perché non ha nulla da invidiare, in fatto di qualità, ai vini più blasonati di Piemonte e Toscana, ma costa la metà. Il rapporto qualità-prezzo, insomma, è uno dei fattori vincenti».

Qualità in arrivo anche per le uve che stanno maturando negli splendidi vigneti dell’area della denominazione ad origine controllata.

«Da un paio di anni abbiamo raccolto uve di grande qualità, a discapito della quantità» ricorda Perrucci, rappresentante di una famiglia manduriana che da due generazioni opera nel settore vitivinicolo. «Per la ormai imminente nuova vendemmia ci sono tutti i presupposti per ottenere ancora una volta un prodotto di alta qualità, questa volta abbinata anche alla quantità».

Ottime prospettive, quindi, per il Primitivo che sarà prodotto con le uve della vendemmia 2013. Vino che, per la maggior parte, prende la via dei mercati internazionali.

«In Italia resta non più del 5% del Primitivo» rende noto l’amministratore di “Racemi”. «Il resto del prodotto lo vendiamo all’estero, in particolare in Germania, in Svizzera e nei Paesi scandinavi».

Si continua a guardare al mercato cinese, ma attualmente il vino italiano stenta a conquistare degli spazi significativi

«Sono pochi i produttori italiani che possono vantare esportazioni interessanti in Cina: al momento vi si trovano i vini di Angelo Gaja, poi il Barolo e il Brunello. Ma la quasi totalità del mercato cinese è attualmente controllato dai produttori francesi».











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