lunedì 23 settembre 2024


16/01/2014 20:39:15 - Sava - Attualità

Un pericolo concreto poiché esiste un tragico precedente: alcuni anni fa un ragazzo perse la vita annegando nel vano tentativo di recuperare un pallone

Un’enorme vasca, costruita dal consorzio di bonifica dell’Arneo quasi trent’anni fa con l’originaria funzione di impianto irriguo, è in stato di completo abbandono e, pertanto, costituisce un pericolo per la pubblica incolumità.
Un pericolo concreto poiché esiste un tragico precedente: alcuni anni fa un ragazzo perse la vita annegando nel vano tentativo di recuperare un pallone.
L’ambientalista Mimmo Carrieri ha inviato una segnalazione al Comando della Stazione dei Carabinieri di Sava, al sindaco e all’assessore all’Ambiente e all’Ecologica del Comune di Sava, nonché al Comando della Polizia Municipale locale.
«Quest’impianto in stato di abbandono rappresenta uno sperpero di denaro pubblico, ma anche, nello stesso tempo, di degrado ambientale e di pericolo per la pubblica incolumità» sostiene Carrieri. «Pericolo derivante dal totale stato di abbandono in cui versa da anni ormai tutta l’area di una delle enormi vasche ubicata all’interno di quello che “sarebbe dovuto essere” l’impianto irriguo, sprovvisto di cancello e in gran parte anche di rete di sicurezza che ne impedisca l’accesso.
L’area incustodita è distante circa tre chilometri dal centro abitato di Sava (si trova in contrada Petrose-Masseria La Spina) ed è tristemente conosciuta a causa di un “tragico” incidente (verificatosi alcuni anni orsono) per il quale ebbe la morte un ragazzo savese, che annegò nel vano tentativo di recuperare un pallone finito in acqua in una delle vasche. Per evitare che possano ripetersi, queste tragedie dovrebbero servire da insegnamento per coloro che, per competenza, hanno l’obbligo di intervenire affinché vengano messi in atto in atto tutti quei provvedimenti necessari ai fini della prevenzione. Ma purtroppo il “famigerato” impianto, la cui realizzazione (finanziata con fondi della Cassa per il Mezzogiorno) ebbe inizio nell’anno 1986, ritorna ancora una volta alla ribalta!».
Allegando diverse foto al suo posto, Carrieri fa notare il degrado ambientale ed igienico sanitario in cui versa l’intera area.
«Nella vasca c’è acqua putrida, ma anche centinaia di litri di oli esausti. Inoltre, si notano alcune aperture (dal diametro di circa 50 centimetri e dalla profondità di decine di metri) lasciate sul suolo, dalle quali, con la “fiamma ossidrica”, sono stati asportati dei “grossi pali” in ferro. Anche altre decine di paletti in ferro che sostenevano la balaustra sono state asportate, mentre, da quella che sarebbe dovuta essere la “dimora del custode”, sono stati asportati gli infissi, i servizi sanitari e danneggiati i muri.
Insomma un vero e proprio scempio di un’opera pubblica mai entrata in funzione.
Nell’ambito delle rispettive competenze» si legge nella parte conclusiva dell’esposto di Mimmo Carrieri, «chiedo, quindi una verifica sullo stato dei luoghi e l’adozione dei provvedimenti consequenziali atti a garantire la sicurezza della salute e della pubblica incolumità».











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