lunedì 23 settembre 2024


03/03/2014 09:55:17 - Sava - Attualità

La testimonianza di Teresa Manes, madre di Andrea, il ragazzo che si suicidò un anno e mezzo fa a Roma, vittima di bullismo e omofobia

«Non si può morire per un pregiudizio, per uno smalto passato sulle unghie o per un colore dei pantaloni. Questa morte è una sconfitta sociale».
Incontrando gli studenti del liceo scientifico tecnologico “Del Prete”, Teres Manes ha ricordato la tragedia di suo figlio, Andrea che, ammalato di disperazione perché vittima di bullismo e di omofobia, il 20 novembre del 2012 si è impiccato a Roma.
Temi che la mamma di Andrea, ha trattato insieme a Luigi Pignatelli, che a Taranto, attraverso l’Hermes Academy onlus, ha promosso un ciclo di incontri socio-culturali che ha voluto denominare “Che cosa c’è di diverso?”.
«Ci sono prove evidenti degli scherni subiti da mio figlio, come la pagina facebook chiamata proprio “Il ragazzo con i pantaloni rosa”, in cui vi era la foto di Andrea che indossava quei pantaloni che si erano scoloriti a seguito di un lavaggio sbagliato, o la scritta ingiuriosa sul banco di scuola sequestrato (“Andrea frocio”)» si sfoga la mamma della vittima. «E’ difficile affrontare una vita quotidiana, quando si hanno 12 o 13 anni, scontrandosi sempre con commenti, sguardi, risatine, ghigni, a maggior ragione quando, poi, non si è omosessuali. Io sono pienamente convinta dell’eterosessualità di Andrea, che però aveva appiccicata addosso un’etichetta che non sopportava e che era difficile da reggere. A me e al padre non aveva mai raccontato nulla, forse per evitare di crearci problemi o dolore. Io ho scoperto tutti i particolari solo dopo il giorno del suo suicidio».
Agli alunni, coordinati dalla docente Rosa Soloperto, Teresa Manes ha lanciato una raccomandazione.
«E’ fondamentale il dialogo e la comunicazione. Ragazzi, non tenete mai dentro di voi queste sofferenze. Parlatene».
Anche Luigi Pignatelli, 27 anni, poliedrico operatore culturale di Taranto, ha raccontato le vessazioni e le aggressioni subite solo a causa della propria omosessualità.
«Già da quando andavo a scuola e non avevo ancora chiaro il mio orientamento sessuale, sono stato vittima di atti di bullismo, che poi, col passar del tempo, sono diventate aggressioni fisiche» ha fatto presente Luigi. «Nell’ultima, a mio padre, che era intervenuto per difendermi, è stato lanciato un bicchiere, che ha provocato un taglio sulla fronte suturato con 10 punti. Siamo vittime di un retaggio sbagliato, che si può vincere solo attraverso la crescita culturale».











img
Cucina d'asporto e Catering
con Consegna a domicilio

Prenota Ora