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24/09/2009 15:05:49 - Provincia di Taranto - Politica

La giunta azzerata perché non vi è alcuna donna, mentre Tarantino è stato rimosso a seguito del ricorso di Venneri

 
La sezione di Lecce del Tar Puglia ha accolto il ricorso presentato dal Comitato cittadino 'Taranto futura” che ha chiesto l’annullamento delle nomine degli assessori della Provincia di Taranto perchè tutti maschi. Entro 30 giorni, hanno disposto i giudici, deve essere assicurata la presenza di entrambi i sessi nell’esecutivo. La giunta provinciale è retta da Gianni Florido (centrosinistra.
Il ricorso era stato presentato dall’avvocato Nicola Russo, coordinatore del Comitato cittadino 'Città futurà, promotore in passato di un referendum sulla chiusura totale o parziale dell’Ilva. La Provincia di Taranto è stata difesa dall’avv.Cesare Semeraro, mentre gli assessori non si sono costituiti in giudizio. Il ricorrente lamentava il mancato rispetto di alcune specifiche norme dello Statuto della Provincia di Taranto e dalla normativa sulle pari opportunità. Pertanto, secondo l’avv.Russo, che ha presentato ricorso anche in proprio, deve essere assicurata la presenza in giunta di assessori di entrambi i sessi, «non essendo assolutamente sufficiente un semplice sforzo teso a raggiungere un simile risultato; si tratta, pertanto, di una tipica obbligazione di risultato (e non di diligenza) – afferma Russo – che viene ad integrare un vincolo alla scelta degli assessori e che non può essere derogata dagli accordi politici».
Ma c’è un’altra grana giudiziaria che ha scosso in queste ore la Provincia.
I giudici del TAR di Lecce hanno rimosso da consigliere Giuseppe Tarantino, nominato poi presidente del consiglio provinciale da Gianni Florido, e al suo posto hanno portato in aula Angelo Venneri, sindaco di San Giorgio ionico, il più votato della Lista Sviluppo del territorio alla quale era stato messo in quota Tarantino. Ieri, mercoledì, il tribunale am­ministrativo regionale (Ravalli presidente, Viola relatore) ha emesso la sua decisio­ne accogliendo il ricorso presentato da Venneri, rappresentato dagli avvocati Gianluigi Pellegrino e Francesco Meo. La tesi sostenuta dai due legali, e fatta propria dai giudici amministrativi, è che il gruppo di sei liste a sostegno di Tarantino al primo turno (Fiamma Tricolore, At6, Udc, Io Sud, Sviluppo del territorio, Pensionati) dividendosi al ballottaggio, due sono andate a destra con Rana e quattro a sinistra con Florido, hanno privato il loro candidato presidente della rappresentatività unitaria rispettosa della volontà popolare.
Tarantino, in sostanza, a causa dei giochi della politica e degli apparentamenti, è rimasto orfano dell’unica arma che poteva portarlo avan­ti, essere l’espressione dello stesso gruppo, compatto e unito, postosi davanti agli elettori al primo turno con un proprio progetto politico. Dando Tarantino in quota al­la lista Sviluppo del territorio l’ufficio elettorale ha, secondo il Tar, privato Venneri del diritto acquisito mediante il voto degli elettori della provincia ionica.
«Anche dal punto di vista giuridico - ha commentato l’avvocato Pellegrino dopo la decisione del Tar - si tratta di un pronunciamento di particolare importanza. Infatti, se da un lato il dispositivo risulta ribadire la regola che le liste che ap­poggiano il candidato eletto al ballottaggio devono comunque esprimere il 60 per cento dei consiglieri, regola già affermata due volte dal consiglio di Stato, dall’altro nel disporre l’estromissione di Tarantino afferma, per la prima volta credo in Italia, un principio assai importante: la sostituzione del candidato espressione delle liste col candidato presidente ha ragion d’essere nella misura in cui il progetto politico che quel candidato presidente esprimeva rimane unitario sia al primo che al secondo turno. Ma se le liste si dividono e, quindi, quel progetto si disgrega è giusto e dovero­so, nel rispetto della volontà degli elettori garantire che ogni lista esprima i propri candidati eletti. Pertanto il vuoto normativo che esiste, risulta colmato da questo di­spositivo in modo conforme alla Costituzione e ai principi di elettorato passivo ed attivo e di rappresentatività».










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