mercoledì 25 settembre 2024


06/09/2014 13:00:44 - Manduria - Calcio

Venne prestato al Manduria dalla Spal, società in cui aveva giocato insieme a Capello

Si sono svolte l’altro ieri pomeriggio, 4 settembre, nella chiesa di Sant’Elia in Brindisi, i funerali dell’ex difensore bianco verde Attilio Croce. Alle esequie erano presenti Antonio Grossi e Giorgio Astolfi in rappresentanza della Spal di Ferrara; Giovanni Romani, Franco Paoloni e Luciano Liberati per la Sambenedettese di San Benedetto del Tronto, sua città natale.
Aveva 67 anni ed a Manduria arrivò nel campionato 1966-67 in prestito dalla Spal di Ferrara, squadra con la quale aveva fatto l’intera trafila giovanile, giocando, fra l’altro con Fabio Capello.
La sua permanenza in terra messapica doveva esaurirsi nel breve giro di un torneo, invece, grazie alle sofisticate alchimie di don Nino Dimitri, il contratto, strada facendo, si trasformò in cessione definitiva. Era dotato di una tecnica individuale fuori dal comune, per cui si rendeva utilissimo anche in fase d’impostazione. In campo era attento nella marcatura e ogni domenica, indipendentemente dalla bravura del suo avversario, l’impegno era massimo e nella zona di sua competenza il disco era sempre rosso, impossibile superarlo.
Aveva una particolare tecnica che obbligava e costringeva l’avversario a percorrere zone del campo dove la pericolosità veniva totalmente annullata. Fortissimo nei contrasti e velocissimo nei recuperi, era una vera sicurezza per la difesa bianco verde dell’epoca. Tutti i suoi allenatori, da Gaudenzio Trentini a Michele Colasanto, da Pasquale Morea a Michele Catalani, erano soliti affidargli l’attaccante più pericoloso: memorabili i suoi duelli con i vari Capozziello, Ciabattari, Chimenti, Laforgia, tanto per citarne alcuni.
Sono nomi che oggi dicono poco o niente ma, in quelli anni, rappresentavano il fior fiore del calcio dilettantistico regionale. A Manduria si fermò cinque anni e, nel campionato 1971-72, con il Manduria stabilmente in serie D, Attilio Croce, nel rispetto nel suo carattere e sentendosi un professionista serio, non accettò determinate condizione della società e preferì abbandonare il calcio giocato. Questa sua decisione scatenò polemiche non indifferenti: i tifosi manduriani pretendevano che la società accontentasse, a tutti i costi, il buon Attilio (che è il primo a destra, fra gli accosciati, nella foto), ma, purtroppo, le posizioni si erano cristallizzate e ognuno difendeva la propria. Spesso era solito passare da Manduria per salutare qualche suo vecchio amico, il suo carattere gioviale ed estroverso lo portava a fare subito amicizie vere e sincere.
Sicuramente gli sportivi bianco verdi di quegli anni lo ricordano con grande affetto e stima.
 
Pietro Capogrosso











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