sabato 28 settembre 2024


11/01/2015 08:57:19 - Manduria - Attualitą

«Il problema centrale è la qualità della depurazione. Se i depuratori non funzionano bene, come purtroppo avviene in gran parte del nostro Paese, si inquineranno i recapiti finali, siano essi i mari, i fiumi e il suolo»

Mario Del Prete, docente universitario (è ordinario di Geologia), esprime una valutazione sulla contesa in atto fra le comunità del versante orientale della provincia di Taranto, mobilitate da anni per evitare lo scarico in mare dei reflui affinati del progettato depuratore consortile di Manduria e Sava, con la Regione Puglia e l’Acquedotto Pugliese, enti, questi ultimi, convinti dell’assoluta necessità della condotta sottomarina, da utilizzare (questa è la loro promessa) solo nelle fasi emergenziali.
«La soluzione c’è, ma la Regione e l’Acquedotto Pugliese non intendono ascoltare l’alternativa che abbiamo più volte indicato: nei mesi estivi i reflui affinati devono essere riutilizzati a fini irrigui, mentre in quelli piovosi servono per fronteggiare un’altra preoccupante emergenza del nostro territorio, ovvero la contaminazione salina della falda» sostiene Mario Del Prete. «Dai pozzi, anche i più profondi, delle aziende agricole si attinge acqua che possiede una salinità tale da non poter essere più utilizzata per irrigare i campi. L’agricoltura di grande qualità delle nostre campagne è sempre più a rischio».
Secondo alcuni rilievi, l’infiltrazione dell’acqua salata del mare nella falda ha percorso diversi chilometri, raggiungendo la periferia dell’abitato della città di Manduria.
«L’acqua affinata prodotta dal depuratore potrebbe dunque essere utilizzata per due nobili finalità: per il riuso in agricoltura, nei periodi più siccitosi, e per fronteggiare la contaminazione salina della falda, nei mesi più piovosi» è il concetto ribadito dal prof. Del Prete, che, in un’altra articolata relazione, ha smontato gli assunti del tecnico dell’Acquedotto Pugliese, secondo il quale i reflui non si potrebbero scaricare in pozzi sperdenti e, quindi, nel suolo (ne riferiamo nell’articolo accanto). «Se dovesse esserci un surplus, anche per fini civili, come indicato dal Comune di Manduria. Dalla Regione e dall’Acquedotto ci attendiamo una qualità di depurazione ottimale. Questa nostra alternativa garantisce la salvaguardia del nostro mare e consente di non sprecare una risorsa importante, qual è l’acqua».
Del Prete, insomma, opta per la strada del confronto tecnico.
«A dicembre il sindaco Massafra ottenne di estromettere dal confronto con Regione e Acquedotto la parte tecnica, per privilegiare quella politica, interrompendo un dialogo in atto. Credo sia utopistico sperare che la parte politica possa assumere una decisione dall’alto, non suffragata da contenuti tecnici».










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