lunedì 30 settembre 2024


26/10/2009 17:38:19 - Manduria - Attualità

Intanto circolano i nomi di quattro possibili nuovi vescovi della Diocesi di Oria

 
«Ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio».
Sono queste le parole rivolte dall’Apostolo Paolo nella lettera agli ebrei, per descrivere l’essenza della Guida Pastorale in una comunità cristiana. Un punto di riferimento per il popolo cui affidarsi nel corso di un cammino umano e spirituale per crescere nella fede e nel sociale debbano contare su di una presenza pastorale duratura nel tempo.
Una riflessione la nostra che serve a descrivere un sentimento che ormai da più di dieci anni aleggia tra i desideri di una buona parte del Clero e dei fedeli che appartengono alla cattedra episcopale della Diocesi di Oria. Un sentimento che negli ultimi mesi ha ripreso a farsi più intenso in vista del probabile imminente arrivo di un nuovo Vescovo nella città di San Barsanofio. Potremmo
parlare di “malcontento” che, se alimentato ancora una volta da scelte vaticane che danno l’idea di vedere in Oria una sorta di ‘Diocesi per vescovi di fresca nomina tirocinanti’, destinati a scalare i gradini più elevati della gerarchia, potrebbe trasformarsi in ‘disaffezione’.
Sarà sicuramente prestigioso il fatto che Oria abbia dato i ‘natali carrieristici’ a valenti prelati che hanno spiccato il volo verso importanti lidi ed incarichi, ma è un prestigio che lascia il tempo che trova se si pensa che un territorio diocesano è pensato ai fini del cammino spirituale di ogni uomo facente parte di esso. Le parrocchie, le associazioni che fanno riferimento alla Diocesi, avendo a capo un vescovo per poco tempo, trovano quanto mai difficile fare progetti d’ogni sorta, fanno
fatica a guardare al futuro se il pastore viene chiamato a nuovi incarichi a distanza di 4-6 anni. Il termine ‘vescovo’ deriva dal verbo greco “osservare”, quindi chi è alla guida della Diocesi è ‘Colui che osserva’, un’osservazione che deve però sfociare nell’apostolato, cioè nella fede fatta azione. Un periodo breve può fare solo in modo che si fermino all’osservazione e alla conoscenza di poche realtà sparse qua e là, e non dia il tempo materiale per costruire bene la propria pastorale, ‘distribuire’ i propri insegnamenti.
A favore della tesi sostenuta da molti preti, secondo la quale un episcopato duraturo contribuisce alla fecondità e alla lungimiranza di progetti, cammini e maturazione spirituali viene ricordato il periodo sulla cui cattedra oritana sedeva Mons. Armando Franco, precisamente dall’81 fino alla morte sopraggiunta inaspettata nel ’97. Un periodo sufficiente a veder un incremento delle vocazioni sacerdotali, all’impegno contro piaghe sociali del nostro territorio quali il caporalato, un’ attenzione, come ricorda l’ex sindaco di Manduria Massaro, alla Scuola di formazione socio-politica d’ispirazione cattolica.
Unitamente al clero, l’esigenza di un punto di riferimento stabile è quindi anche del laicato; e queste preoccupazioni hanno trovato voce nel discorso di saluto al vescovo uscente Castoro, tenuto dalla presidente diocesana di Azione Cattolica Maria Teresa Resta al Santuario di San Cosimo, la quale testimoniava la dedizione e la cura dei fedeli laici che si sentono parte viva e mattone importante. Alcune indiscrezioni, o se le si vuol chiamare affidabili voci di corridoio fanno presagire che ancora una volta il prossimo vescovo calerà dall’alto, e che ci starà per il tempo strettamente necessario a ‘farsi le ossa’ da pastore.
Forse sarebbe più fecondo dare ascolto a quelle che sono le esigenze di chi vive e conosce da sempre il territorio oritano, sia come presbitero che come fedele, invece di limitarsi a procurare ad un altro prelato, senza dubbio spiritualmente e culturalmente valente, un trampolino di lancio per incarichi
più grossi? Sono quattro i nomi che saltellano da un campanile all’altro delle diocesi pugliesi, associati ai relativi sostenitori delle rispettive candidature: il primo è don Vito Angiuli, Vicario Generale della Diocesi di Bari, che sarebbe stato “proposto” dall’arcivescovo Cacucci; l’economo della Diocesi di Otranto don Pisanello, “vicino” a mons. Castoro; don Fernando Filograna,
uno dei Vicari dell’ Arcivescovo di Lecce, in quota Opus Dei, braccio destro dell’arcivescovo emerito leccese mons. Ruppi. Infine don Mauro Cozzoli, dell’Arcidiocesi di Trani, Professore di Teologia Morale alla Pontificia Università Lateranense, proposto alla successione oritana dal collega d’insegnamento, il già vescovo di Oria Marcello Semeraro.
Un altro episcopato della durata di un lustro? Si spera proprio di no, è tanto sentito il desiderio
di crescere nella fede e nell’umanità nei fedeli di Oria che si attende l’elezione di un sacerdote sulla scia della citazione paolina: “sommo sacerdote per gli uomini”. Non miopi collocazioni provvisorie in attesa di…, ma concrete possibilità alla comunità dei credenti di sguardi lungimiranti.










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