sabato 28 settembre 2024


29/10/2015 12:51:11 - Manduria - Attualitą

È questo il “semplice” lasciapassare che in questi anni sta portando in giro per il mondo l’Hathor Plectrum Quartet, reduce in questi giorni da una tournée in Eurasia: ha portato in premiére il mandolino in Kazakhstan, Kirghizistan e Turkmenistan

 
Un passaporto chiamato mandolino.
È questo il “semplice” lasciapassare che in questi anni sta portando in giro per il mondo l’Hathor Plectrum Quartet, uno dei gruppi più originali e attivi sulla scena musicale pugliese, che ha ritrovato nello strumento tradizionale per eccellenza il suo salvacondotto e che sta dimostrando che questo strumento è tutt’altro che morto.
L’HPQ è reduce in questi giorni da una tournée in Eurasia: ha portato in premiére il mandolino in Kazakhstan, Kirghizistan e Turkmenistan, dove ha inaugurato gli eventi culturali dell’Ambasciata Italiana di Ashgabat, dove ha duettato con i tenori del posto, con suonatori di dombra e con l’orchestra giovanile, diretta dal direttore della Sinfonica Nazionale e dove soprattutto ha incontrato centinaia di persone ai propri concerti e milioni di telespettatori, partecipando a ben due trasmissioni televisive in studio.
Insomma, un trionfo.
«Sicuramente una bella esperienza» afferma Roberto Bascià, mandolinista manduriano dell’HPQ.
Quella eurasiatica è solo una delle tappe mondiali che il gruppo sta toccando in questi anni e sicuramente non l’ultima, se si considera che hanno concerti fissati fino alla fine del 2017. Un calendario e un curriculum da far invidia a molti, soprattutto se si pensa che a farla da padrone, in tutto questo, è il semplice mandolino, che, nel trittico con spaghetti e pizza, rappresenta una sfaccettatura dell’identità italica all’estero.
«Il mandolino ha un potenziale incredibile e soprattutto inimmaginabile» spiega Roberto Bascià. «Ciò che lo ha meritatamente reso famoso, famosissimo nel mondo (i classici napoletani), oggi rischierebbe di soffocarlo se i mandolinisti in primis non scegliessero di declinarlo in maniera diversa. Per questo, quando siamo all’estero prediligiamo le collaborazioni con le realtà del posto (come è successo nell’ultimo tour eurasiatico, ma anche in Cina, in Argentina, in Guatemala o in Pakistan) e in questa direzione, in Italia, vanno le collaborazioni con Antonella Ruggiero, la partecipazione al concerto di Patty Pravo e la revisione delle opere di De Andrè e del cantautorato in genere. E funziona, perché la gente alla fine dice: bello, non me l’aspettavo proprio».











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