sabato 28 settembre 2024


14/12/2015 19:27:34 - Manduria - Attualità

Al convegno dei Verdi anche l’avvocato amministrativista Paccione

Non ha ancora interessato le campagne dell’agro di Manduria, ma i focolai sono talmente vicini (il riferimento è ai pochi chilometri che separano il centro messapico da Oria), da tenere seriamente in allerta tutti gli operatori del settore olivicolo.
“Xylella, che fare?”: è stato questo il tema di un convegno promosso dai Verdi di Manduria. In atto vi è un confronto spigoloso a distanza fra coloro che sostengono il metodo radicale dell’eradicazione degli ulivi (compresi le piante sane che si trovano in un raggio di 100 metri da quelle compromesse dal batterio) e dell’uso (o forse dell’abuso?) di pesticidi con il movimento ambientalista che, invece, propende per una gestione più sostenibile, che parta dal ripristino della fertilità dei suoli.
Per cercare di comprendere meglio l’origine, i rimedi che si vorrebbero imporre e quelli che, in antitesi, si vorrebbero applicare per fronteggiare e arginare la pandemia, i Verdi hanno offerto la possibilità di ascoltare tre opinioni diverse: quella autorevole dell’avvocato amministrativista (Luigi Paccione, legale delle aziende biologiche salentine che hanno impugnato le prescrizioni radicali contenute emanate dal commissario Silletti), quella del sociologo Luigi Russo e quella di chi è impegnato in prima fila per difendere il simbolo della cultura del Salento, ovvero gli ulivi (Tina Minerva, in rappresentanza dell’associazione “Popolo degli ulivi).
«La disputa in atto coinvolge tre tematiche diverse, tutte egualmente importanti» ha affermato l’avv. Paccione, intervenendo al dibattito, moderato da Pompeo Stano, dopo l’introduzione di Anna Mariggiò. «Il primo tema è quello giuridico. Non si conoscono ancora le cause della pandemia. Pur in presenza dello stato di emergenza, non si è stabilito se alla base vi sia stata una calamità naturale oppure delle cause connesse alle attività dell’uomo. Inoltre, avendo l’Unione Europea discreditato i giudici italiani che hanno accolto i nostri ricorsi, ci troviamo di fronte ad una sorta di democrazia in divenire: c’è un altrove dove albergano decisioni che non si possono impugnare. Ma in quell’altrove albergano anche degli interessi lobbistici?
C’è poi il tema del rapporto democratico fra autorità e libertà: se si usassero i pesticidi, numerose aziende biologiche perderebbero automaticamente il loro status. Infine il tema della libertà. Applicando le direttive contenute nelle due versioni del piano Silletti (eradicazione massiccia e uso di pesticidi), si andrebbe incontro alla desertificazione. Si sono insomma aperti grandi interrogativi sul sistema di democrazia nel nostro territorio».
 
«Non si è mai visto un rimedio che è peggiore del male: si vorrebbero eradicare anche alberi sani, non infettati dal batterio della Xylella. Sono delle modalità di approccio medievali, da caccia alle streghe: non hanno alcun riferimento scientifico».
Luigi Russo, Tina Minerva e il sindaco Roberto Massafra hanno aspramente criticato i metodi di prevenzione e contenimento della diffusione della Xylella attualmente utilizzati in Puglia.
«Non si può curare un paziente senza conoscere la malattia: non esistono dati di tipo epidemiologico» è stato affermato nel corso del convegno dei Verdi. «Quella dell’eradicazione è una metodologia vecchia e inutile».
Rifiuto del taglio degli ulivi, insomma, ma anche dell’uso dei pesticidi. Anzi, facendo riferimento al metodo indicato dall’ordinario di Fisiologia delle specie da frutto, frutticoltura generale e tecniche vivaistiche presso il dipartimento delle Culture europee e del Mediterraneo, Cristos Xiloyannis, si vorrebbe seguire una strada esattamente opposta.
«Bisognerebbe invece rafforzare le difese delle piante, tornando a nutrire il terreno con sostanza organica e a rispolverare buone pratiche come la trinciatura delle malerbe e la potatura, annuale e con piccoli tagli, perché l’ulivo ha bisogno di luce e aria in ogni sua parte» è stato ribadito nel corso del convegno dei Verdi.
Da analisi effettuate nei terreni in cui la Xylella si è diffusa, si è evento che le sostanze organiche sono praticamente inesistenti.
«I terreni fertili, ricchi di sostanza organica, in cui le piante sono gestite in maniera corretta, sono invece ricchissimi di microrganismi, importanti per il benessere delle piante perché facilitano la loro nutrizione, aiutano la penetrazione dell’acqua nelle radici, creano barriere contro i patogeni, favoriscono interazioni positive con le radici, producono ormoni favorevoli alla crescita della pianta, elaborano metaboliti secondari utili per combattere eventuali malattie» hanno fatto notare i relatori, facendo riferimento alle tesi sostenute da Xiloyannis. «Il terreno è come il nostro intestino: la flora microbica, se è in equilibrio, si nutre bene e contribuisce a combattere/prevenire le malattie dell’organismo umano. Pure sulle foglie vivono microrganismi che svolgono funzioni simili a quelle compiute dai microrganismi attivi nel terreno, aiutando le piante a difendersi naturalmente da eventuali patogeni».
L’alternativa per salvare un patrimonio non solo economico, ma anche culturale della nostra terra, esiste. Perché non applicarla?











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