mercoledì 25 settembre 2024


17/01/2016 11:24:54 - Salento - Attualità

L’istituto è ora affidato provvisoriamente a Lorenzo De Santis, costruttore barese, che era stato nominato vicepresidente

Un litigio con i nuovi consiglieri nominati dalla Regione ha indotto Nicola Costantino a dimettersi dalla guida dell’Acquedotto Pugliese, meno di un mese dopo che Michele Emiliano lo aveva confermato nel ruolo di presidente. La prima riunione del cda si è rivelata burrascosa: all’ex rettore del Politecnico di Bari è stata contestata una delibera, assunta quando non era già più amministratore unico, con cui ha varato l’aumento della tariffa idrica per il 2016: un incremento del 6% che gli altri componenti del consiglio hanno ritenuto inopportuno.
Aqp è ora affidata provvisoriamente a Lorenzo De Santis, costruttore barese, che prima di un diverbio tra Costantino e l’altro consigliere, la romana Francesca Pace, era stato nominato vicepresidente.
La Regione ha già convocato per il 25 l’assemblea dei soci che dovrebbe scegliere il nuovo numero uno della più grande azienda pubblica del Mezzogiorno. Emiliano cerca un tecnico di grande spessore: si parla ad esempio di Roberto Sabatelli, commissario delegato per la galleria Pavoncelli bis.
La rottura è arrivata dopo una settimana ad alta tensione, con un braccio di ferro tra Costantino e gli altri due consiglieri per i poteri gestionali. La Regione ha chiesto un rinnovamento dell’organizzazione aziendale, a partire dagli appalti, dopo il caso delle gare per lo smaltimento dei fanghi. Il presidente ha insistito per conservare tutte le deleghe, deleghe che quando era amministratore unico erano affidate al direttore generale Nicola Di Donna. Una partita su cui, alla fine, l’ha avuta vinta. Ma De Santis e Pace hanno stoppato il tentativo di nominare Di Donna a segretario del cda, così come il nome indicato da Costantino come nuovo componente dell’Organismo di vigilanza. Pace ha poi incalzato il presidente sulle tre delibere da lui firmate dopo la costituzione del cda, tra cui appunto quella che fissava al 6% (il massimo consentito dalla legge) l’incremento delle bollette. Una scelta considerata un blitz, sia per la tempistica (c’è tempo fino al 25 aprile) sia per il fatto che a quel punto Costantino non era più amministratore unico: una circostanza rilevata anche dal magistrato della Corte dei Conti, Carlo Greco, che ha partecipato telefonicamente alla riunione.











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