sabato 28 settembre 2024


17/02/2016 14:40:36 - Manduria - Attualità

Ecco cosa prevede, nel dettaglio, il progetto

Varia fra i 4 milioni e 600mila euro e i 4 milioni e 800mila euro la stima del preventivo della somma occorrente per apportare i correttivi necessari ad eliminare la condotta sottomarina dal progetto del depuratore consortile di Manduria e Sava. Chiaramente, a fronte di questa maggiore spesa, vi è il risparmio, consistente, derivante proprio dal “taglio” delle opere che avrebbero dovuto consentire il recapito finale in mare dei reflui frullati con tecnologie antiquate dall’impianto che sorgerà lungo la strada provinciale “Tarantina”, all’altezza del bivio per il fiume Chidro.
E’ quanto emerge dalla relazione elaborata dai tecnici di Acquedotto Pugliese, presentata e consegnata nelle mani dei sindaci di Manduria e Avetrana nel corso della riunione di sabato scorso.
«L’ipotesi parte dalla strategia generale di voler recuperare ai fini irrigui le acque reflue in uscita dal nuovo depuratore consortile di Manduria e Sava, tenendo conto delle opere già esistenti del Consorzio di Bonifica dell’Arneo e del reale fabbisogno irriguo della zona» si legge in quella relazione. «Per tale finalità l’Acquedotto Pugliese prevede la realizzazione di opere integrative necessarie a consentire l’affinamento per il riutilizzo irriguo della portata media in uscita, allorquando il sistema di collettamento dell’agglomerato in questione risulterà a regime».
Saranno dunque investiti un milione e 550mila euro per prevedere tecnologie più moderne (Tabella 4S) per il trattamento di affinamento, per costruire una vasca di accumulo delle acque filtrate, con annesso impianto di rilancio e una condotta di 2,3 km per il convogliamento dei reflui affinati dal depuratore sino alla vasca di accumulo.
Da tener presente, però, che l’adeguamento delle tecnologie da prevedere per l’impianto di depurazione di Manduria e Sava era già stato promesso da diversi anni, ad iniziare dall’allora assessore regionale ai Lavori Pubblici Amati. Promessa poi ribadita dall’attuale assessore Giannini e dal governatore Emiliano.
«Allo stesso tempo l’Arneo ha manifestato la propria disponibilità a realizzare le opere necessarie, per un ulteriore importo di un milione e 560mila euro, per consentire l’utilizzo, nel periodo irriguo, dell’intera portata prodotta dal depuratore».
L’altro investimento riguarda la realizzazione della trincea drenante e dei pozzi sperdenti.
«Gli interventi per il riuso irriguo necessitano di uno scarico alternativo nel corpo ricettore qualora non venga effettuato il riutilizzo dell’intera portata» si legge ancora nella relazione di Aqp. «La nostra ipotesi tecnica costituisce, di fatto, un sistema di riutilizzo ambientale delle stesse acque reflue depurate, in quanto prevede il ravvenamento o accrescimento artificiale del corpo idrico sotterraneo del Salento costiero, tramite una ricarica indiretta dell’acquifero».
L’Acquedotto prende pertanto finalmente atto dei suggerimenti più volte ribaditi dal docente universitario Mario Del Prete.
«Le acque sotterranee sono sensibilmente contaminate dall’intrusione salina. Il riutilizzo ambientale delle acque reflue depurate per la ricarica diretta di falde acquifere sotto stress (salinizzazione e sovra-sfruttamento) è contemplato dalla legge 97 del 2013, nelle more dell’emanazione d’apposito decreto del Ministero dell’Ambiente».
Queste le opere necessarie: una condotta adduttrice in ghisa, dal nuovo impianto all’area del recapito alternativo di Masseria Marina, per una lunghezza di circa 3,2 km; trincee drenanti (o vasche disperdenti) per un’estensione netta di circa 1,7 ettari e con una profondità massima di 3 metri; 10 pozzi disperdenti in profondità massima di 20 metri distribuiti in un’area di circa un ettaro mezzo; interventi di ingegnerei naturalistica al fine di favorire il pieno inserimento ambientale del recapito, con piantumazione di specie arboree opportune; sistema di monitoraggio quali-quantitativo del recapito sul suolo. L’ipotesi prevede di affidare alle trincee disperdenti lo smaltimento del 70% dei reflui depurati in afflusso e il restante 30% ai pozzi sperdenti.
Interventi che richiederanno un investimento compreso fra 3 milioni e 50 mila euro e 3 milioni e 250 mila euro.











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