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18/03/2016 11:01:18 - Salento - Attualità

Presentati nella sede di Coldiretti Lecce i primi dati della sperimentazione condotta dal batteriologo del Crea, Scortichini

Mostrano segnali incoraggianti gli ulivi con la presenza accertata del batterio xylella fastidiosa, trattati con un prodotto (brevettato in Israele) a base di zinco e rame in miscela. La notizia promettente è stata data ieri (17 marzo) nella sede di Coldiretti Lecce, dal batteriologo Marco Scortichini, del Crea, il Consiglio per l'analisi in agricoltura e la ricerca agraria, durante un affollato seminario rivolto ad imprenditori agricoli, olivicoltori e tecnici del settore.

Il batteriologo ha sottolineato in premessa, per evitare facili entusiasmi, che non si tratta di una cura risolutiva. “Non esiste al momento un prodotto o una terapia che possano sconfiggere xylella fastidiosa”, ha detto a chiare lettere all'assemblea. “Non vorrei che i risultati di questa prima fase della sperimentazione da me condotta fossero letti in maniera sensazionalistica. Purtroppo per questa batteriosi, come per altre fitopatie gravi, non esiste una cura magica”.

Quello che però ha rilevato il batteriologo assieme al suo staff del Crea potrebbe essere uno dei modi possibili per convivere con la batteriosi. E per questo la sperimentazione avviata continuerà per tutto il 2016. Gli alberi oggetto di sperimentazione sono 110, dislocati nelle campagne di Veglie, Galatone e Galatina. “Alberi in cui è accertata la presenza del batterio – spiega lo studioso – dei quali 55 sono stati trattati con il prodotto a base di una miscela di zinco e rame e gli altri invece lasciati senza alcun trattamento. Il prodotto è stato nebulizzato sugli ulivi in vegetazione in quattro trattamenti, da aprile a maggio del 2015, e sul tronco in inverno.

Il prodotto è stato scelto dopo un'accurata indagine preliminare ed in base alla capacità di inibizione del batterio da parte di alcuni elementi”. In contemporanea, è stato messo a punto, sempre dal Crea, un sistema di rilievo molecolare per accertare la presenza del batterio sugli alberi. “Abbiamo elaborato i dati e abbiamo verificato la riduzione dei sintomi sulle 55 piante trattate, che sono tuttora in vita mentre le altre 55 sono ormai in agonia, ed anche la diminuzione della quantità di batteri”.

Nell'anno in corso verrà ulteriormente monitorato, e con metodi ancora più precisi, anticipa il batteriologo, il comportamento di xylella nelle piante trattate e la sua reazione al prodotto somministrato.

Scortichini ha poi illustrato ai presenti la bibliografia scientifica sull'inefficacia delle eradicazioni per arginare alcune batteriosi, portando gli esempi del Brasile e degli Usa, dove gli abbattimenti degli agrumi affetti da xanthomonas citri (altro batterio da quarantena) non hanno sortito gli effetti sperati. “E peraltro quel batterio attacca solo gli agrumi. Figuriamoci quanto gli abbattimenti siano inefficaci con un batterio che ha centinaia di specie ospiti come xylella fastidiosa”, ha concluso Scortichini.

Quello con il batteriologo è stato il quarto appuntamento del ciclo di seminari tecnico-scientifici su xylella fastidiosa, fortemente voluti da Coldiretti Lecce e organizzati nella sede di viale Grassi. “Il Salento e i salentini devono assumere piena consapevolezza di essere area infetta – dice il presidente di Coldiretti Lecce, Pantaleo Piccinno – per questo è importante lasciare da parte le reazioni emotive che hanno caratterizzato la storia recente. Ormai la patologia ha pervaso tutto l'oliveto salentino: facciamocene una piena ragione e operiamo ciascuno nel proprio campo per tentare di salvare il nostro patrimonio arboreo e dare speranza di futuro all’attività imprenditoriale agricola. Al termine di questi incontri - conclude - che proseguiranno con altri prestigiosi relatori, consegneremo un dossier alla politica per metterla in condizioni di assumere decisioni immediate per cercare di salvare la nostra ricchezza olivicola”.

(nella foto un albero d’ulivo dopo il trattamento)











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