sabato 28 settembre 2024


04/04/2016 18:29:28 - Manduria - Attualitą

Intervenendo in un convegno che si è tenuto sabato mattina a Manduria, Stefano Ciafani, direttore generale nazionale di Legambiente, ha rimarcato l’importanza dell’entrata in vigore della legge 68 dello scorso anno

 
«Con la nuova legislazione sugli ecoreati, la pacchia per gli inquinatori è finita».
Intervenendo in un convegno che si è tenuto sabato mattina a Manduria, Stefano Ciafani, direttore generale nazionale di Legambiente, ha rimarcato l’importanza dell’entrata in vigore della legge 68 dello scorso anno come argine all’opera devastante compiuta negli ultimi decenni dai “ladri del futuro”, che hanno violato e aggredito il patrimonio ambientale in nome del profitto.
«Una lunga marcia durata oltre vent’anni, che ha raggiunto il traguardo sperato nel maggio del 2015» ha ricordato Ciafani. «Un traguardo che è stato possibile raggiungere grazie alla determinazione di Legambiente e all’appoggio e al sostegno di tanti altri enti e associazioni: insieme, abbiamo dato vita ad un gioco di squadra che si è dimostrato anche più forte dell’ostruzionismo messo in atto da Confindustria».
Prima dell’entrata in vigore di questa legge (come ha fatto notare anche Giuseppe De Sario, presidente del circolo di Manduria di Legambiente, che ha promosso l’iniziativa), gli strumenti in mano alla magistratura erano quasi nulli. Ve ne era uno, definito ieri “folclorico”, che prevedeva come reato il “getto pericoloso di cose”, sanzionato, al massimo, con un’ammenda. Reato, però, che andava sistematicamente in prescrizione dopo cinque anni.
La legge 68 del 2015 rappresenta dunque uno spartiacque fra l’illegalità consentita nella violazione sistematica del patrimonio ambientale (saccheggiato e depauperato in ogni modo) e un nuovo modo di configurare, introdurre, perseguire e sanzionare gli eco-reati.
«Quelli che sino a meno di un anno fa erano considerati reati contravvenzionabili, sono divenuti delitti contemplati nel Codice Penale: mi riferisco all’inquinamento ambientale, al traffico di materiale radioattivo, all’omessa bonifica e all’impedimento del controllo» ha aggiunto Ciafani. «Dalla fine di maggio al 31 gennaio scorso, la magistratura ha potuto contestare 947 reati (fra cui 118 casi di inquinamento e 30 casi di disastro ambientale); ha denunciato 1.185 persone; ha sequestrato 229 beni, per un valore di 24 milioni di lire».
Tanti gli interventi che sono seguiti sia nella sessione mattutina: molto interessanti quelli dell’avvocato brindisino Stefano Palmisano e del magistrato salentino Ennio Cillo (quest’ultimo ha risposto le domande dei tanti alunni dell’istituto comprensivo “Don Bosco” presenti).
«Sinora l’ambiente è stato considerato come un intoppo a ogni tipo di sfruttamento illegale» ha affermato Palmisano. «Nessuno se ne è preoccupato. Se però l’ambiente fosse stato una banca, sicuramente l’avrebbero già salvato».











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