sabato 28 settembre 2024


12/07/2016 08:47:40 - Manduria - Attualità

Una realtà dolorosa, che può e deve essere vissuta dignitosamente

Sette anni fa, quando aveva 47 anni, un’infausta diagnosi sconvolge la vita di Piero Pizzi: Sclerosi Laterale Amiotrofica. Più conosciuta come SLA, è una malattia neurodegenerativa (dalle cause ancora sconosciute), che porta, con il passar del tempo, alla morte dei motoneuroni, le cellule nervose deputate a portare gli impulsi che permettono i movimenti della muscolatura scheletrica volontaria. Essa, quindi, colpisce tutti i gesti volontari, dal movimento delle dita di mani e piedi a quelli più complessi che ci permettono di parlare, deglutire, respirare.
Da sette anni, insomma, il “ciclone Sla” ha sconvolto la vita di Piero e della sua famiglia. La malattia lo ha privato di ogni movimento: Piero è immobile sulla sua sedia a rotelle, la respirazione è sostituita dalla macchina della ventilazione e l’alimentazione avviene tramite un sondino. Una malattia, insomma, che ti porta via tutto e che ti induce ad essere prigioniero di un corpo. Un contenitore che sembrerebbe, a prima vista, pieno di nulla ma che, invece, è ricchissimo di emozioni.
Piero è lucidissimo. Vive la sua malattia con grande dignità, che a volte lascia spazio, comprensibilmente, ad un pizzico di sconforto e di rabbia. Non può parlare, ma riesce a comunicare grazie al movimento degli occhi e a un comunicatore oculare: è un ausilio informatico che permette di interagire con il computer muovendo le pupille. Grazie a questa tecnologia, Piero può evadere dalla sua casa, dove, sostanzialmente, è costretto a vivere da “recluso”. Ha un profilo facebook e, attraverso il social network, resta in contatto con tantissimi amici e, più in generale, con il mondo che lo circonda.
Ma è, pur sempre, prigioniero e ostaggio dello stadio avanzato della sua malattia, che rende ardua a Piero la possibilità di uscire dalla propria abitazione. Servirebbe un furgoncino, attrezzato con un sollevatore, per consentire a Piero e agli altri disabili con difficoltà motorie di poter evadere dalla propria abitazione.
In tal senso, un mese fa Piero Pizzi ha scritto al sindaco Roberto Massafra.
«Aiutatemi a uscire da questa prigione che da cinque anni mi tiene isolato dal mondo» fu l’invocazione di Piero rivolta al sindaco, ma, al tempo stesso, a tutte le istituzioni. «Io, come tanti altri nelle mie condizioni, ho bisogno di un mezzo fornito di sollevatore che faciliti l’ingresso a bordo della sedia a rotelle. Sarebbe un aiuto preziosissimo per aiutarmi a vivere con dignità e a combattere questa mia maledetta malattia».










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