lunedì 23 settembre 2024


20/11/2009 09:07:27 - Sava - Altri Sport

È tenuto dall’ex campione nazionale Kristian Prudenzano

Ventinove anni, savese, un passato da campione nazionale di boxe tailandese: è Kristian Prudenzano, che negli anni Novanta vinse il titolo per due volte consecutive, e ora torna alla ribalta, ma stavolta come istruttore di una disciplina che affronta tematiche più che mai attuali.
Se gli si chiede di parlare delle sue vittorie, si ritrae, non ama decantare titoli, vuole presentarsi semplicemente con il suo nome. Ci racconta che nel ’98 ha preso la decisione di lasciare lo sport da combattimento, ma non lo ha fatto definitivamente: ha continuato ad allenarsi, ad aggiornarsi, a frequentare corsi, specializzandosi sempre di più nella muay thai boran, l’antica arte da combattimento tailandese, che per lui è più uno stile di vita che una semplice passione. Diventando istruttore non solo di boxe tailandese, ma anche di fit boxe e aerokombat, e tecnico di qi-gong, meditazione e dei Cinque Tibetani (stretching yogico), ha avuto modo di insegnare in varie palestre della penisola, e di ampliare così i suoi orizzonti.
Ora che è tornato nel paese natio, Sava, tiene un corso di Autodifesa a pieno contatto nella palestra Fit Point. « Il corso è partito grazie alla gentile collaborazione di Carlo Cavallo, proprietario della palestra che mi ospita, » spiega Prudenzano « è rivolto a grandi e piccoli, ed è mirato non soltanto al raggiungimento della definizione fisica, ma soprattutto alla conoscenza di se stessi e dei propri limiti psico-fisici e alla conquista del controllo della propria e della altrui aggressività. Si mira all’abbattimento immediato dell’avversario e all’eventuale disarmo da armi da fuoco, coltelli o bastoni, attraverso tecniche di ogni tipo, tali da provocare fratture e rotture ossee con mani, gomitate, testate, calci circolari, anteriori, laterali e saltati, trazioni e deflessioni.
Tengo a puntualizzare però che queste tecniche devono essere utilizzate solo in casi di pesanti aggressioni e reale pericolo per la propria incolumità, quando non si può proprio fare a meno di difendersi. In una società come quella odierna » prosegue l’istruttore « dove a padroneggiare sono l’aggressività e la violenza, sono in tanti a sentirsi eroi e agire come tali, ma bisogna sempre tener presente che gli eroi sono i primi a cadere e poi ad essere dimenticati. E badate bene, l’avversario che ognuno di noi potrebbe trovarsi di fronte può essere reale o immaginario, vero o metaforico, perché spesso il nostro più grande nemico siamo noi stessi. L’Autodifesa a pieno contatto infonde quindi sicurezza nelle proprie capacità e offre un valido aiuto contro atti violenti e persecutori, non insegnando la violenza ma piuttosto a difendersi da essa. Ritengo infatti importante sfatare quel luogo comune piuttosto diffuso, secondo il quale le arti marziali sarebbero violente. Al contrario, chi pratica le vere arti marziali non è mai un violento, perché riesce a capire cosa sia il dolore, riesce a convogliare le energie e trasformare la propria aggressività in qualcosa di positivo ».
Kristian Prudenzano ci tiene inoltre a precisare che il suo corso si compone anche di una parte teorica, in cui vengono impartite nozioni di anatomia umana e training autogeno per bambini, e che dello spazio viene dedicato anche allo studio delle tecniche di meditazione e del qi-gong, cioè il controllo dell’energia vitale, e soprattutto allo studio della filosofia orientale. « Sono sempre stato affascinato dalla filosofia che c’è dietro alle arti marziali e per me è un onore e un privilegio poterla insegnare ai miei allievi. Certo è, però, che qui in Occidente abbiamo un altro stile di vita rispetto all’Oriente, modi diversi di pensare e di agire, ritmi più veloci e stressanti; qui le arti marziali sono troppo spesso praticate per puro business, mentre per gli orientali sono ben altro, rappresentano un lavoro, a volte l’unico modo per guadagnarsi da vivere e mantenere la famiglia. Noi non potremo mai pienamente entrare nel loro mondo o arrivare ai loro livelli, perché guardiamo queste arti da un’altra prospettiva. È per questa ragione che il mio obiettivo non è mai stato quello di formare “macchine da combattimento” da portare a competere sui ring, l’agonismo non mi interessa. Non amo illudere i giovani, chi va a fare le gare non guadagna nulla, si rovina solo fisicamente. Meglio combattere sul ring della vita! ».
L’istruttore conclude citando la frase di un grande maestro orientale, Wang Wei, che per lui riassume perfettamente l’essenza delle arti marziali: « Se mi accorgo che qualcuno mi guarda con odio, non reagisco. Mi limito a fissarlo negli occhi, avendo cura di non trasmettergli alcuna sensazione d'ira o di pericolo. E il combattimento, prima ancora di cominciare è già finito. Il nemico da battere è dentro di noi. Le arti marziali non significano violenza, ma conoscenza di sè stessi. »
 
                                                            Grazia Sammarco
 
 










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