sabato 28 settembre 2024


31/08/2016 20:42:14 - Manduria - Attualità

Si chiama “Chidro Libero” ed è stato fondato da un primo gruppo di associazioni e liberi cittadini per lanciare una campagna di sensibilizzazione finalizzata ad ottenere l’abbattimento della struttura di proprietà dell’Arneo

 
Fondato un comitato per l’abbattimento del rudere sul fiume Chidro. Si chiama “Chidro Libero” ed è stato fondato da un primo gruppo di associazioni e liberi cittadini per lanciare una campagna di sensibilizzazione finalizzata ad ottenere l’abbattimento della struttura di proprietà dell’Arneo, realizzata circa quarant’anni fa come impianto di sollevamento delle acque e mai entrata in funzione.
«L’obiettivo è quello di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica verso l’oltre trentennale problema del manufatto edilizio, un vero e proprio ecomostro, costruito sul fiume Chidro e a tutta quella zona notevolmente compromessa e abbandonata al suo destino» si legge in una nota del comitato. «Il territorio era ed è tutelato da norme nazionali, regionali ed europee, ma di fatto non hanno impedito lo scempio che è sotto gli occhi di tutti: una struttura fatiscente e abbandonata; corrosa e spogliata di ogni strumentazione di valore; dove si sono accumulati negli anni consistenti trascuratezze».
Nell’area della struttura in cui, che si trova nei pressi della sorgente del rigagnolo, una decina di anni fa annegò un ragazzo extracomunitario.
«A seguito di una maggiore consapevolezza sociale, il comitato “Chidro Libero, che sabato e domenica ha attivato un info point nella piazza delle Perdonanze di San Pietro in Bevagna, lancia quindi una petizione affinché venga abbattuta la struttura abbandonata, con la conseguente messa in sicurezza del sito e il ripristino dei luoghi come riconoscimento della valorizzazione reale dei beni comuni, da consegnare alle generazioni future».
Il comitato ha anche approntato e distribuito un volantino.
«Il complesso dell’impianto di captazione delle acque del fiume Chidro ha ormai circa quarant’anni di vita e non è mai entrato in funzione» è riportato nel volantino. «Negli anni, tutto il complesso è stato vandalizzato e depredato di ogni cosa di valore stante l’abbandono, ed è stato destinatario di numerosi esposti e denunce da parte di associazioni e privati cittadini.
L’impianto è situato in un’area protetta confinante con le Riserve naturali e già nel suo progetto era estremamente impattante e deturpante l’ambiente. E’ costato circa 250 miliardi di lire.
Nel mese di maggio 2016 è intervenuto il NOE dei Carabinieri, a seguito dell’ennesimo esposto, che ha diffidato il sindaco a mettere in sicurezza l’impianto.
A seguito di tutto ciò chiediamo l’abbattimento delle strutture di captazione delle acque del fiume Chidro, della messa in sicurezza del sito e il ripristino dei luoghi come riconoscimento della valorizzazione reale dei beni comuni, da consegnare alle generazioni future».











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