sabato 28 settembre 2024


05/10/2016 19:22:14 - Manduria - Attualità

Anche il consigliere regionale di Area Popolare, Luigi Morgante, interviene sulla vicenda del trasporto di quintali di diossina da Taranto a Manduria nel 2005

 
«L’assessore regionale alla Qualità dell’Ambiente faccia luce sul presunto smaltimento di polveri contaminate con la diossina a Manduria».
Dopo i Verdi (che hanno espresso la propria preoccupazione e preannunciato una serie di iniziative) e il sen. Stefano (firmatario di una interrogazione parlamentare), anche il consigliere regionale di Area Popolare, Luigi Morgante, interviene sulla vicenda del trasporto di quintali di diossina da Taranto a Manduria nel 2005. Vicenda resa nota dal presidente dell’associazione “Peacelink”, Alessandro Marescotti, nel corso di un convegno ad Avetrana e riportata all’attenzione dell’opinione pubblica dal nostro giornale. Marescotti, in quell’occasione, affermò di aver appreso della vicenda da un operaio di una grande industria di Taranto, il quale conobbe la meta del trasporto della diossina dall’autista di uno dei camion utilizzati. Sembrerebbe che tale diossina fosse diretta in un’azienda di fertilizzanti. La vicenda fu riferita da Marescotti alla Commissione Parlamentare sullo Smaltimento Illecito dei Rifiuti e poi secretata. Da allora, evidentemente, nessuno sarà andato a fondo per comprendere come sia stata smaltita questa grossa quantità di diossina. Eppure sono trascorsi ben 11 anni e tale vicenda sarebbe caduta nel dimenticatoio se non ci fosse stato il convegno dell’Ail ad Avetrana.
«Il senatore Stefano ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Ambiente per fare chiarezza in merito a un presunto smaltimento di diossina prodotta dagli elettrofiltri di un camino dell’Ilva, avvenuto negli anni scorsi a Manduria» ricorda Luigi Morgante. «Una notizia resa pubblica dal presidente di un’associazione, che avrebbe dichiarato di aver raccolto una confidenza da parte di un operaio addetto al trasporto del materiale su camion da Taranto verso un’azienda che si sarebbe occupata dello smaltimento, non ufficialmente autorizzata. Una notizia che, se confermata, sarebbe di una gravità inaudita e implicherebbe una serie di gravi responsabilità che andrebbero accertate e severamente punite, dato il già critico contesto ambientale e le ulteriori, allarmanti conseguenze per la salute dei cittadini.
Per questo auspico un pronto e necessario interessamento e intervento presso le autorità interessate e il governo nazionale anche dell’assessore regionale all’Ambiente, nell’interesse di una comunità sempre più allarmata e di trasparenza e verità che non possono essere negate in una vicenda così sconcertante».










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