mercoledì 25 settembre 2024


26/11/2016 10:39:10 - Salento - Attualità

La commissione Bilancio, presieduta da un pugliese (Boccia) aveva bocciato l’emendamento che avrebbe consentito di spendere risorse extra

 
È scontro totale fra governo e Regione Puglia sulla bocciatura della deroga al decreto ministeriale 70 per Taranto. Il decreto è quello che prevede tagli agli ospedali pugliesi tradotti nel piano di riordino di prossima approvazione. Da mesi si chiedeva di risparmiare Taranto dai tagli concedendo alla città di spendere 50 milioni (già presenti nel bilancio regionale e non da stanziare ex novo) per assumere 1.800 tra medici e infermieri e acquistare macchinari diagnostici, alla luce dell'emergenza sanitaria che colpisce la città ionica all'ombra dell'Ilva. A cominciare dai bambini.
La bocciatura (oltre alla deroga non sono passati emendamenti che avrebbero statalizzato il Paisiello e istituito l'Agenzia portuale, dando sicurezza occupazionale a 500 lavoratori del Tct al porto di Taranto) però rimette tutto in discussione, sposta l'esame della proposta ai lavori del Senato e quindi alle settimane successive al 4 dicembre, data del referendum costituzionale. Non a caso la ministra della Sanità, Beatrice Lorenzin, dopo un comunicato congiunto in cui i deputati Pd pugliesi - Ludovico Vico, Michele Pelillo, Dario Ginefra, Salvatore Capone, Gero Grassi, Elisa Mariano, Michele Bordo, Liliana Ventricelli, Colomba Mongiello, Franco Cassano, Alberto Losacco e Federico Massa - chiedevano una risposta del governo, ha ufficializzato un tavolo di lavoro dedicato alla situazione sanitaria tarantina per il 12 dicembre, una settimana dopo il referendum.
E lo stesso sottosegretario alla presidenza del consiglio, Claudio De Vincenti, rassicura affermando che quanto alla deroga "il passaggio della legge di bilancio al Senato" permetterà di "approfondire ulteriormente le modalità per far fronte alle criticità della sanità tarantina". In Senato però non se ne parlerà prima della seconda settimana di dicembre. Praticamente in una nuova epoca politica. Uno slittamento che per esponenti della regione e per alcuni parlamentari Pd mette a rischio l'approvazione della deroga. Ma soprattutto la bocciatura fa deflagrare in mille pezzi la tregua che era stata siglata solo poche settimane fa tra governo e Regione.
Una tregua mai ufficializzata e raggiunta in una sala di Palazzo Chigi. In quella sede il presidente della Regione, Michele Emiliano, aveva confermato di voler votare no al referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo, ma promettendo di non impegnarsi a fare campagna elettorale a favore del comitato per il No. In cambio il governatore chiedeva l'apertura del governo alle istanze della Regione, prima fra tutte l'emergenza tarantina. Ora la bocciatura, che fonti regionali additano al governo, è una bomba esplosa sul percorso di riavvicinamento tra Roma e Bari.
Emiliano così parte all'attacco del governo, prima sui social e poi dal palco del workshop sulla decarbonizzazione organizzato a Roma per promuovere il passaggio della produzione Ilva dal carbone al gas in modo da ridurre le emissioni inquinanti: "Avevo creduto molto al rapporto con il governo. Credo che questo rapporto sia stato spezzato e non riesco a capire perché", afferma il governatore. La giornata prosegue con un infinito profluvio di commenti indignati contro la bocciatura da parte di parlamentari di tutti gli schieramenti e consiglieri regionali.
Anche i parlamentari dem pugliesi appaiono divisi. Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio in cui si è verificato il fattaccio tira in ballo proprio l'esecutivo: "Palazzo Chigi deve semplicemente chiarire le ragioni del no e del rinvio" attacca. La tregua tra Roma e Bari ormai è ridotta a pezzettini. Lo stesso
 De Vincenti interviene nuovamente sulla vicenda: "È assolutamente squallido strumentalizzare la salute dei tarantini, in specie quella dei bambini, per coprire la più totale inadeguatezza del servizio sanitario pugliese", dice ricordando gli 800 milioni messi in campo dal governo per il contratto di sviluppo della città e gli altri 800 per risanare l'Ilva. "Il nervosismo ha offuscato le idee - ribatte Boccia - per Taranto bastava un sì".
 
(fonte: rete)










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