venerdì 27 settembre 2024


27/02/2017 16:57:08 - Manduria - Attualità

L’intervento congiunto di Archeoclub e Legambiente

«Gli stabilimenti balneari siano ubicati a debita distanza dalla zona di “rispetto” della Salina».
Nel vivace dibattito sviluppatosi attorno alle varie richieste di autorizzazione per la realizzazione di progetti di stabilimenti balneari lungo la litoranea di Manduria, zona della salina compresa, intervengono anche le sezioni di Manduria di Archeoclub e di Legambiente. Le due associazioni hanno inviato una loro lettera al Gruppo di Taranto dei Carabinieri Forestali, alla Capitaneria di Porto di Taranto, alla Sovrintendente all’Archeologia, alle Belle arti e al Paesaggio, nonché al sindaco e al dirigente dell’Ufficio Urbanistica del Comune di Manduria.
«Vogliamo esprimere la nostra preoccupazione in merito alle decisione e alle dichiarazioni rilasciate riguardo all’oasi della Salina dei Monaci in Bevagna» è riportato nella lettera. Sembrerebbe infatti che gli stabilimenti balneari in progetto verranno ubicati in zona adiacente lo specchio della salina, in zona di “rispetto”. Per zona protetta infatti non si intende solo lo specchio della salina con tutta la fascia circostante (macchia, duna e spiaggia), ma tutta la vasta area definita di “rispetto”, così come riportata nei grafici del Piano Paesaggistico Regionale approvato.
Ci si chiede come sia stato possibile acquisire pareri favorevoli su progetti che comunque rappresentano un rischio per la biodiversità della zona, che costituisce un unicum per tutto il Salento, dal momento che è il patrimonio più ricco di specie vegetali ed animali che si è ottenuto grazie ad un progetto che ha portato allo smantellamento della strada provinciale (decisione quasi unica in Italia) per impedire l’impatto antropico e all’eliminazione di tutta l’illuminazione stradale.
Tutto questo andrebbe controcorrente rispetto a quella decisione storica e contrasta apertamente con la direttiva europea di conservazione e sviluppo della diversità biologica, che è la base della stessa conservazione della vita. Per questo ci sembra perlomeno azzardato autorizzare simili impianti di forte impatto paesaggistico e ambientale sia per inquinamento acustico, che per inevitabili interventi strutturali dovuti all’antropizzazione e inconciliabili con la conservazione naturalistica del sito.

Pertanto suggeriamo a chi di dovere una riflessione su questa scelta, in modo che tali stabilimenti siano ubicati a debita distanza dalla zona di “rispetto”. In tal senso il Consiglio Comunale, che ne ha facoltà, potrebbe deliberare in merito».











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