lunedì 23 settembre 2024


24/03/2017 09:55:10 - Avetrana - Attualità

La droga usata a fini di stupro è incolore e insapore, annulla ogni difesa lasciando in balia del proprio aggressore la vittima, che non sono solo le donne

I ragazzi del laboratorio di giornalismo della scuola secondaria di primo grado “Morleo” hanno incontrato un’operatrice della École Universitaire Internationale di Roma. Monica Zanzarella, e l’avvocato di Brindisi Antonietta Saracino, per discutere su un fenomeno sempre più frequente e individuare le forme di prevenzione.
Un momento significativo di educazione alla cittadinanza attiva, terreno favorevole per lo sviluppo di un’adesione consapevole a valori condivisi e di atteggiamenti cooperativi e collaborativi che costituiscono la condizione per praticare la convivenza civile. La cittadinanza attiva si promuove non attraverso lo studio teorico ma facendo vivere ai ragazzi esperienze significative, le uniche che consentono di apprendere il concreto prendersi cura di se stessi, degli altri e favoriscono forme di cooperazione e solidarietà.
Nell’incontro con le operatrici della École Universitaire Internationale di Roma si è discusso di un fenomeno sempre più frequente, la droga dello stupro, cercando di individuarne le forme di prevenzione.
La droga usata a fini di stupro è incolore e insapore, annulla ogni difesa lasciando in balia del proprio aggressore la vittima. I casi sono sempre più in aumento.
Il suo nome scientifico è Ghb, viene denominata anche “liquid-ecstasy”, ma sempre più spesso viene indicata con l’inquietante appellativo di “droga dello stupro”, perché associata a numerosi casi di violenza carnale. E’ infatti una sostanza che fa perdere i freni inibitori e la resistenza fisica. Per questo è utilizzata per abusare delle ragazze senza che se ne accorgano, dato che, oltretutto, cancella la memoria a breve termine, cioè la capacità di ricordare che cosa è accaduto nelle ultime ore. Ha inoltre il potere di annullare le reazioni.
Viene somministrata di nascosto, spesso associata a psicofarmaci, da individui senza scrupoli. La pericolosità di questa nuova sostanza sta proprio nel fatto che è incolore e insapore, la si può sciogliere quindi facilmente in una bevanda. In America, dopo varie segnalazioni di ragazze che si sono svegliate con i segni evidenti della violenza, il Governo ha stilato delle norme di comportamento nei locali, pubs e discoteche per cercare di arginare il problema. La regola fondamentale è quella di non lasciare mai di vista il proprio bicchiere e di tenerlo sempre in mano dopo che il barman lo ha servito.
In discoteca, ad un party, al bar, gli episodi infatti sono ormai frequenti: una conoscenza interessante, una chiacchierata simpatica, si comincia col prendere confidenza, si beve qualcosa, si va a terminare la serata in un altro posto. Sembrerebbe la cosa più naturale del mondo, ma c’è questa nuova insidia, perfida e nascosta oltre che pericolosa.
Pochi minuti dopo l’assunzione, il dramma: la bevanda produce un calo dei freni inibitori, addormenta cioè letteralmente il sistema nervoso e provoca la perdita di memoria.
Il soggetto è completamente alla mercé del suo interlocutore, che lo indurrà a fare tutto ciò che gli viene richiesto. Ciò consente ai malintenzionati di poter derubare la vittima o, nel caso di una ragazza, spesso e volentieri di giovane età, di essere vittima di abusi. Senza che la vittima possa riconoscere o denunciare, data la presenza di un’amnesia.
Al risveglio, la vittima non ricorda più nulla. In testa ha solo vaghe e confuse immagini che sembrano assomigliare più ad un sogno che ad un fatto realmente accaduto.
«E’ un fenomeno molto più diffuso di quanto si possa credere» hanno spiegato ai ragazzi del laboratorio di giornalismo. «Recentemente sono state sequestrate 57mila dosi a Milano e 10mila dosi in un aeroporto. Se queste dosi circolano, sicuramente vengono usate. Eppure, in Italia, la statistica ufficiale parla solo di 53 casi. Una ragione c’è: solo a Parma esiste un macchinario che (analizzando il sangue, le urine o il bulbo del capello) riesce a individuare tracce di questa sostanza, ingerita all’insaputa delle vittime. Molti, in Italia, ne ignorano l’esistenza».
Da dimenticare anche lo stereotipo che la vittima preferita sia la donna.
«Le vittime? Non solo donne, come si potrebbe pensare» hanno rivelato ai ragazzi. «Ma anche uomini, ragazzi e, purtroppo, anche bambini: le immagini servono ad alimentare il mercato della pedopornografia. Può accadere fra due donne, magari per vendicarsi di un torto. E’ stato accertato che la sostanza è utilizzata anche all’interno delle coppie, persino sposate. In tanti casi, un’esperienza simile porta la vittima al suicidio. E’ importante pertanto vigilare sulle bevande che si ingeriscono in presenza di persone di cui non ci si fida. Così come è fondamentale vigilare sulle proprie amiche o sui propri amici per riscontrare eventuali comportamenti anomali».
Recentemente le giovani esperte ed instancabili studiose dell’Ecole Universitaire Internazionale hanno ricevuto una menzione d’onore in un convegno che si è svolto nella scorsa primavera a Washington per il lavoro eseguito sulla droga dello stupro. Ritorneranno ad Orlando quest’anno per partecipare ad un nuovo forum al quale interverranno tutti gli esperti mondiali. Un mese fa circa, poi, sono state ospiti del Polo Universitario di Asti per incontrare gli studenti universitari e i giovani dei licei. A loro l’università ha attributo il titolo di “professoresse”.
Questi i nomi dell’equipe dell’Ecole: Sabrina Magris, presidentessa dell’Ecole Universitaire Internazionale, Dfsa Expert certificata dal governo Usa, psicologa investigativa e direttrice di ricerca in droga dello stupro; Monica Zanzarella, di San Marzano, criminologa e ricercatrice in droga dello stupro, Francesca Fanti e Martina Grassi, entrambe sociologhe e criminologhe.











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