venerdì 27 settembre 2024


06/04/2017 07:39:54 - Manduria - Attualità

Riconoscere gli errori, sanare il “bubbone” e coinvolgere le comunità nella scelta con un referendum

«Depuratore consortile – atto 2°
Dopo tanti anni, incredibile!, di accaniti dibattiti e manifestazioni, siamo stanchi di dover ancora denunciare e illustrare a fondo le tre criticità del famigerato depuratore, cioè :
- l’enormità esagerata e ingiustificata dell’impianto (consortile);
- l’affinamento in vergognosa tabella 1-2;
- la collocazione, in zona vicina alla costa, con condotta sottomarina e inizialmente addirittura con scarico in spiaggia.
Dal cilindro è stato poi tirato fuori un nuovo “progetto”, meglio, una nuova ipotesi progettuale con vasche di raccolta di liquami, ma con necessario ruscellamento superficiale di scarichi, idoneo a trasportare verso la costa e sulla battigia, una fetida “sbobba” per un “grazioso” omaggio all’ attività costiera e al nostro mare!
 I guasti restano, dunque, inevitabili per il turismo, per le aree paesaggistiche e per tutto quanto abbiamo più e più volte lamentato. Basta! La misura è colma ed è inutile continuare a “fischiare”, tanto ” l’asino non vuole bere!” e non vuole riconoscere che l’unica possibilità di salvare il territorio è quella di trasportare detto impianto lontano dalla fascia costiera. Inoltre, se vogliamo riproporre un depuratore consortile non si potrà prescindere dall’individuare un luogo idoneo, ragionevole ed economicamente vantaggioso nella linea di confine tra Manduria e Sava. Così la condotta sarà ridotta in modo drastico nella lunghezza e nei costi. Non è scelta di poco conto!
Insomma, bisogna mettere una pietra tombale su quel famigerato progetto che ormai ha raggiunto lo stadio dell’inizio dei lavori, grazie alla cieca e accanita ostinazione di chi già tanti anni fa avrebbe dovuto liberare i cittadini da questo grave rischio sempre imminente.
Ora, però, è necessario considerare tutta la realtà dei fatti riconoscendo i sacrosanti diritti e le garanzie legali di una ditta aggiudicatrice che ha preparato il progetto esecutivo accollandosi ingenti spese e subendo non trascurabili, mancati guadagni.
 Resta un’unica, flebile speranza: qualcuno dovrà farsi garante, aprire una trattativa, un tavolo di discussione cui partecipino tutti i comuni interessati, la regione e le associazioni di cittadini per concordare un ragionevole rimborso, un sacrosanto ristoro alla ditta affinché, accetti il definitivo abbandono del progetto e dei lavori, smorzando, anche, il contenzioso e il rischio di criticità con i cittadini che risultano pericolosamente determinati, perché da tempo immemorabile si sono sentiti snobbati e bistrattati.
Sino ad ora, forse, l’Amministrazione è stata solo condizionata e bloccata dal timore di avere casse comunali asfittiche, mentre   il consiglio regionale non ha lesinato imbonimenti al semplice scopo di sfiancarci e di svilirci. E questo non ci ha rassicurati, ma profondamente delusi.
Una volta riconosciuti gli errori, con onestà intellettuale, da chiunque commessi, crediamo che si dovranno trovare anche i fondi necessari per risanare questo enorme bubbone che ci pesa addosso.
Ora, è necessario uno scatto di orgoglio e di dignità cominciando con lo svolgere rapidamente un referendum consultivo, con senso civico e democratico ai sensi dell’art.50 dei Principi Generali e Programmatici.
Così, tra l’altro, si taglierebbe definitivamente anche “la testa al toro”, nel senso che o avremmo la prova provata di saper partecipare con grandissimo impegno al referendum, dimostrando capacità di essere propositivi, di sostenere con tutte le forze l’azione di difesa del territorio e di possedere, come si dice, ” gli attributi”; oppure, affossando, malauguratamente, il referendum, come maliziosamente sostiene qualcuno, ci qualificheremmo, ahi noi! , come un popolo di cialtroni, di irresoluti, capaci solo di inconcludenti chiacchiericci».
 
Antonio Mazza










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