martedì 24 settembre 2024


18/12/2008 05:16:50 - Manduria - Politica

«Le acque trattate si utilizzino in agricoltura»

 
«Negli ultimi tempi, molto spesso si torna a parlare di dissalatore, come se fosse l’unico intervento progettuale sul nostro territorio, quasi a voler porre ombra  ad un’altra imponente opera prevista sul nostro territorio dal Governo regionale; di sicuro ad impatto ambientale più forte, tale che non possiamo permetterci il lusso di far finta di nulla per non correre il rischio di giungere a cose già fatte e non più revocabili, da non poter imporre le proprie ragioni territoriali» sostiene il consigliere comunale dell’Udc Mimmo Lariccia.
Non per puro campanilismo, ma per serie, documentate e forti preoccupazioni in termini di tutela ambientale del territorio e delle acque marine interessate al tipo di opera, nello specifico mi riferisco, al sistema progettuale che si vuole adottare utilizzando lo scarico in mare (inizialmente in battigia - vds. Decreto nr.06 del 14.02.08 firmato dal Commissario Delegato Nicola Vendola -) delle acque reflue, oltre alla scellerata scelta del sito individuato, a poche centinaia di metri dalle abitazioni turistiche. Di tutto ciò, come ho già più volte affermato, vi sono delle precise responsabilità da parte dell’Amministrazione Massaro, in quanto dagli atti e ancor più da una stessa proposta di Deliberazione di Consiglio Comunale dell’Amministrazione Massaro (nr. 23 del 29.02.2008 ) portata all’attenzione della 2ª Commissione Consiliare, si evince a chiari lettere che, in fase di sopralluogo congiunto (12 dicembre 2005 ) tra Acp ed amministratori e tecnici dei comuni di Sava e Manduria, fu redatto un verbale, nel quale « il Comune di Manduria  indicava in merito al nuovo sito dell'impianto di depurazione, l’area compresa tra la s.p. Tarantina e la strada comunale di collegamento li Castelli mentre, per quanto riguardava il recapito finale, il Comune si dichiarava d'accordo con l'ipotesi di scarico a mare, solo a mezzo di condotta sottomarina, preferibilmente da realizzare in corrispondenza della strada comunale Specchiarica, ribadendo la sua assoluta opposizione all'ipotesi di scarico in battigia, in qualsiasi punto del litorale ».
Non posso non evidenziare, però, un aspetto importante, l’Amministrazione Massaro, già in sede di sopralluogo, e quindi, come abbiamo visto, in fase di scelta sia del sito di installazione dell’impianto e del sito individuato per lo scarico delle acque reflue in mare, non poteva non essere a conoscenza e non avere consapevolezza che i fondi disponibili per realizzare l’intera opera in questione erano di € 11.360.000, indispensabili solo a realizzare l’intera struttura compresa la condotta delle acque reflue sino alla battigia però. Motivo questo, per il quale l’Amministrazione Massaro da pochi mesi insediata, avrebbe dovuto opporsi con fermezza a tale soluzione e non accettare l’ipotesi dello scarico in mare. Infatti, basta vedere nelle località dove tale sistema è utilizzato quel che accade in termini di balneazione per lo più delle volte assolutamente vietata. Senza considerare la normale zona di rispetto, circa 500 metri, con divieto permanente di balneazione che tale condotta sottomarina comporterebbe sul nostro litorale, la parte più bella e naturale del nostro arenile (Specchiarica) non sarebbe più fruibile. Ora che fare per recuperare gli errori commessi ! Io invito il Consiglio comunale TUTTO, affinchè dia mandato all’Amministrazione attiva guidata dal sindaco Massaro, al fine di poter recuperare il guasto già procurato e mettere in atto ogni azione amministrativa, possibilmente, coinvolgendo la vicina Amministrazione di Avetrana, anch’essa interessata per territorialità e mai erroneamente resa partecipe, per ottenere l’importante obiettivo della ridislocazione del sito individuato per l’impianto, prevedere la costruzione di vasche per l’affinamento delle acque reflue, (magari utilizzando gli stessi fondi disponibili previsti per la condotta sottomarina € 1.000.000 ) e di evitare la scellerata scelta dello scarico in mare ( anche attraverso un eventuale condotta sottomarina ), ma prevedere invece, di convogliare le acque reflue del depuratore nelle canalizzazioni già esistenti dell’Arneo per il successivo riutilizzo irriguo delle stesse, rispettando così, oltretutto, le recenti prescrizioni previste dalla stessa Regione Puglia in tema di riutilizzo a fini irrigui delle acque reflue trattate, nella considerazione inoltre, delle sempre più esigue riserve idriche regionali, come denunciato dalla stessa Aqp e Regione Puglia».
Su questa eventualità si discute, a dir la verità, da tempo: un summit si tenne anche ad Avetrana. In quell’occasione furono presenti i tecnici dell’Arneo e della Provincia. Alla possibilità che le acque reflue del depuratore consortile possano essere utilizzate in agricoltura fu obiettato, dai tecnici presenti, che era un rischio non prevedere, comunque, uno sbocco a mare come soluzione nel caso in cui, nei mesi invernali, le acque trattate (davvero tante, se si pensa che nel depuratore dovranno confluire le acque nere di 50.000 abitanti) non fossero necessarie per l’irrigazione. Dove stoccare le acque?
La posizione di Lariccia è condivisibile, ma, da quel che ci risulta, esistono dei problemi tecnici generati proprio dal fatto che il depuratore produrrebbe talmente tanta acqua affinata al giorno che nei mesi invernali è impossibile smaltire solo in agricoltura.










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