lunedì 30 settembre 2024


20/12/2009 09:36:57 - Manduria - Attualità

Quando il virtuale diventa reale

Nessuna rivendicazione sindacale all’orizzonte, non si registra alcun intervento da parte dei servizi sociali o di altri organi competenti, scongiurato almeno per il  momento lo stato di adozione, non sono previste ospitate in programmi di grido per  sensibilizzare l’attenzione pubblica al loro disagio, nessun consenso bipartisan sul loro destino, niente di niente.
Solo una protesta silenziosa, non violenta, un pò alla Gandhi, qualche occhiata dolce che giunge dritta al cuore e il tenero sguardo di chi  è pronta a buttarti le braccia intorno al collo, i colori pastello in netto contrasto con il tetro dominante delle confezioni well packed degli ultimi ritrovati iper tecnologici.
Niente paura, per fortuna almeno stavolta nessun guaio all’orizzonte, la parola va data a loro, ai protagonisti del periodo, ai giocattoli, quelli di altri tempi parcheggiati negli scaffali dei negozi, divenuti solitari ma dall’aria sempre innocua e felice, sprizzanti di gioia, forse un po naif, ma proprio per questo paradossalmente più vivi ed autentici, scalzati ora dal virtuale.
Eh sì! I bambini di una volta non ci sono davvero più e sono spariti dalla cima delle lunghe liste presentate a Babbo Natale o alla Befana, case, bambole da collezione e non, bambolotti gemelli monozigoti, pelouche, lavatrici, ferri da stiro, il mitico Ciccio Bello, ospite privilegiato del talamo infantile di intere generazioni di bambine, macchinine stanche prima ancora di partire appena appena telecomandate, aerei, piste ciclabili, modelli in scala di transatlantici, riproduzioni in miniatura di  utensili per la casa con cui svezzare le bambini all’amore della famiglia, prima che l’arrivo delle casalinghe disperate ricordasse a tutti che è possibile attendere ai lavori domestici truccate e senza sporcarsi delegando a forni funzionanti a tempo la cottura della cena senza il bisogno di controllarla. Per non dimenticare i puzzle da costruire in famiglia da appendere nelle vecchie camerette che insieme ad altri giochi erano ex voto di dentini caduti, raffreddori giunti quando non dovevano, feste vissute in famiglia, allora non extra large, pacchi infiocchettati talvolta non a misura di bambino dal contenuto misterioso e per questo fagocitati dal desiderio di scoprirne il contenuto, baci da paura lasciati dai nonni quando la parola pedofilia non era nemmeno inserita nel vocabolario, interattivo anch’esso ormai, tracce sparse di ciò che eravamo, album fotografico vivente a ricordo degli anni che passavano, quando toccare un oggetto voleva dire sentire l’odore del mittente.
Il virtuale ha contenuto gli spazi, il cuore, le emozioni e sullo scaffale resta appena percettibile il retro peraltro identico di giochi interattivi in 3D, appendici del film campione d’incassi dell’anno, colonne accatastate di lettori, Cd, lcd, gni gni, gna gna, fbc, ddtte, decoder, visualizzatori e cosi via senza i quali non può e non deve funzionare nulla, sigle acronime di funzioni incomprensibili ai poveri nonni rinunciatari prima del tempo all’acquisto del momento e più sbrigativamente disposti ad aprire il portafoglio in nome e per conto di un “comprati quello che vuoi, ormai hai tutto”.
In realtà nella rinuncia si annida la sconfitta manifesta della consapevolezza di non poter regalare emozioni da conservare in eterno, accanto alla foto di chi non c'è più e che ci continua a parlare attraverso ciò che rimane di lui o lei, perso nell’anonimato di pareti attrezzate dove la parola d’ordine è: “meno oggetti ci sono meno spolvero”.
Così il reparto tecnologia, preso d’assalto da genitori invidiosi di non aver avuto stessa fortuna, figli ignari di tempi che furono, pronti a consumarsi le meningi allo scadere della mezzanotte quando cessa il coprifuoco dell’attenti al regalo fino alle 12 ed un secondo del 25, dinnanzi a congegni di ogni sorta prima ancora dei figli, registra e fattura vendite stellari da tutto esaurito in netto contrasto con lo scaffale dei giochi sempreverdi dall’immutata posizione confermata anno per anno, che conta qualche superstite diretto alla cassa con aria sospetta, disposto a rinnegare per meno di trenta denari come Giuda l’acquisto fatto davanti all’amico incontrato per caso.
Unico rivolo di autentico romanticismo? I bambolotti per single o per coppie senza figli, surrogato di sentimenti garantiti a poco prezzo per l’eternità,unico caso al mondo di infanti destinati a rimanere poppanti, con tanto di errore genetico contemplato dalla natura, quando sullo scaffale accanto al bambolotto sano, sgrana gli occhi quello dawn esposto per par condicio o per far venire il senso di colpa quando stai per afferrare quello non geneticamente modificato, perso tra i tanti volti stile Benetton che educano secondo gli esperti, obbligati a trovare necessariamente una ragione al cattivo gusto, alle adozioni internazionali.
Termina con l’uno a zero per il virtuale il match che ogni anno combattono i genitori favorevoli all'hi-tech , meno impegnativo emotivamente quanto poco stimolante per l’intelletto, panacea ideale per madri moderne felici di parcheggiare i figli senza sborsare un euro, rapite ed estasiate dal gossip propinato dal circo mediatico all’altro televisore di casa.
Meditate gente, meditate!

Mimmo Palummieri










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