martedì 24 settembre 2024


02/02/2018 07:28:13 - Salento - Attualità

Nel Salento l’incidenza dei tumori maschili al polmone e alla vescica è la più alta d’Italia e nella provincia di Taranto i tumori infantili sono più numerosi del 30% rispetto alle altre provincie pugliesi

 

E’ partito ieri da Bari il tour di presentazione dell’Accordo di legislatura per migliorare la presa in carico e cura dei pazienti oncologici che ha stilato una vera e propria agenda per i prossimi 5 anni fissando 15 punti per migliorare l’assistenza sanitaria. Una iniziativa a cura di Salute donna onlus e delle Associazioni pazienti sostenitrici del progetto: «La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere».

Dai dati diffusi oggi nella sede della Regione, è emerso che in Puglia si registrano, ogni anno, circa 20.000 nuovi casi di tumore, con forti differenze tra le 4 macro-aree interne: nel Salento l’incidenza dei tumori maschili al polmone e alla vescica è la più alta d’Italia e nella provincia di Taranto i tumori infantili sono più numerosi del 30% rispetto alle altre provincie pugliesi. Nella BAT i nuovi casi di tumore al fegato, sempre tra gli uomini, superano del 13% la media nazionale.

E secondo una survey qualitativa/quantitativa che ha coinvolto specialisti delle oncologie ed ematologie del territorio e le associazioni dei pazienti, il modello pugliese di assistenza oncologica riesce a dare risposte adeguate ai pazienti nonostante la carenza di risorse professionali e organizzative.

«I dati emersi - ha commentato Annamaria Mancuso, presidente dell’associazione Salute donna onlus - indicano che in Puglia c'è una sanità di qualità; ciò ci rincuora perché non è così per tutto il Meridione. Ci sono delle carenze, ma con le istituzioni andremo a cercare delle soluzioni. Tra le carenze, per esempio, quella di personale medico e infermieristico, ma questo dipende dai blocchi dei turn over fatto a livello nazionale. Auspichiamo che la politica inizi a pensare alla salute non come a un costo, ma come una risorsa: meno gente si ammala e più risorse economiche si guadagnano».«Relativamente alla rete oncoematologica pugliese sicuramente emergono molti dati positivi - ha affermato Giorgina Specchia, direttrice dell’Unità ematologia con trapianto del Policlinico di Bari - Forniamo ai nostri pazienti una diagnostica avanzata integrata con le terapie innovative. I punti ancora da risolvere sono il potenziamento delle strutture ematologiche, con l’acquisizione di risorse umane, e il potenziamento delle piattaforme diagnostiche con le tecnologie avanzate».

«La Puglia è tra le regioni più avanzate dal punto di vista dell’offerta oncologica - ha sostenuto Vito Lorusso, direttore dell’Unità di oncologia medica dell’Istituto tumori Giovanni Paolo II di Bari - Il problema è che l’offerta è a macchia di leopardo. Lo scopo della rete è quello di rendere omogenea l'offerta su tutto il territorio regionale per impedire il fenomeno della mobilità passiva. Se i tempi di attesa per un intervento chirurgico oncologico sono lunghi, il paziente va via. Questa migrazione deve essere interrotta attraverso un’organizzazione sapiente e accorta della rete oncologica pugliese che esprime professionalità di certo non inferiori a quelle presenti nei grandi centri di Milano».











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