venerdì 27 settembre 2024


14/02/2018 08:09:41 - Manduria - Attualità

La grande iscrizione del Santuario di San Pietro in Bevagna: IESU CHRISTO DEO INEUNTE SAEC. XX

 

La chiesa di San Pietro in Bevagna è un antichissimo luogo di culto risistemato per l’ultima volta all’inizio del sec. XX, quando alla torre di difesa anticorsara fu addossato l’avancorpo attualmente visibile. Se attentamente osservata, essa evidenzia alcuni aspetti che ci aiutano a fare luce sulla sua storia più recente, che non è meno importante di quella più antica, colorata in buona parte di leggenda.

Ai fini di una ricostruzione verosimile delle vicende di età contemporanea possiamo avvalerci, oltre che degli elementi iconografici, anche di un’ampia documentazione (manoscritta e a stampa) reperibile in gran parte presso gli archivi già noti agli studiosi. Per comprendere dunque gli aspetti salienti della storia recente del Santuario, ne abbiamo riconsiderato la facciata, realizzata entro il 1902. Essa è ricca di elementi che ci aiutano ad inquadrarne storia e cultura. Partendo dal basso, notiamo:

  • lo stemma pontificio
  • lo stemma di Mons.Gargiulo ,Vescovo di Oria
  • lo stemma del Comune di Manduria
  • l’iscrizione  IESU CHRISTO DEO INEUNTE SAEC. XX (A GESU’ CRISTO DIO IN APERTURA DEL SEC.XX)

Da tempo studiamo la storia del Santuario, che non manca mai di riservare sorprese, ma ci sfuggiva il valore di quest’ultima iscrizione, che è tutt’altro che un generico riferimento all’ importanza della figura di Cristo. Essa è invece traccia visibile, avvalorata da fonti scritte, di un evento importante per la cristianità, vissuto al momento del passaggio dall’800 al ‘900. Si tratta appunto della consacrazione del sec. XX a Gesù Redentore, cui la Chiesa decise di tributare un Omaggio, per assicurarsene la benigna protezione.

L’iniziativa era partita da Papa Leone XIII, il quale nell’enciclica “Tametsi Futura” (1900) ricordava a tutti che la fine del sec. XIX lasciava in eredità a quello successivo soprattutto la “pietà verso il Redentore, manifestatasi in tante forme”. Si costituì dunque per tempo un Comitato Internazionale per l’Omaggio a Cristo Redentore, di cui fu molto attiva la sezione romana. Da Roma l’iniziativa si diffuse a tutte le parrocchie, e naturalmente anche a quelle della Diocesi di Oria, retta al tempo da mons. Gargiulo (1895-1902).

Il documento diocesano che illustra lo spirito dell’evento e le iniziative concrete che dovevano testimoniarlo è la Lettera Pastorale del Vescovo di Oria ai suoi diocesani, dal titolo “Il secolo XX e l’omaggio a Gesù Redentore” (1901). Nel fascicolo il Vescovo rende noto ai fedeli che la Diocesi di Oria lascia ai posteri “più di un monumento, augurio di giorni più felici e di più copiose benedizioni dal Redentore Gesù”. Segue un elenco delle Case Religiose della Diocesi di nuova erezione, da consacrare di lì a poco: per Manduria, si fa riferimento al Monastero del Cuore Trafitto (o delle Clarisse).

La chiesa di San Pietro in Bevagna, non nominata nell’elenco poiché ultimata nel 1902, reca, come già notato, una traccia visiva della consacrazione del sec. XX al Redentore. Altra traccia visiva dell’Omaggio a Gesù Redentore è rappresentata dalla facciata del Santuario dei SS. Cosimo e Damiano, provvista di statua colossale, che, nell’intenzione del Vescovo, avrebbe dovuto contrassegnare anche il fronte della Cattedrale, come ricordo per tutti i fedeli.

In concomitanza con l’altra iniziativa presa da Leone XIII, mons. Gargiulo comunicava che il 2 febbraio del 1900 si sarebbe aperto in Diocesi il Giubileo, da concludersi il 2 agosto. In tale periodo, confessati e comunicati, i fedeli avrebbero potuto lucrare l’indulgenza.

Ma a testimonianza concreta dell’Omaggio a Gesù Redentore, il Vescovo di Oria sottolineava l’opportunità, caldeggiata dal Rescritto Papale del 2 Novembre 1899, di collocare in ogni parrocchia una croce commemorativa, spedita direttamente da Roma, da benedire specialmente nelle festività.

Oggi, le croci commemorative, e molti altri segni dell’Omaggio a Gesù Redentore, non sono più visibili. Restano i documenti scritti, qualche statua e la grande iscrizione del Santuario di San Pietro in Bevagna a ricordo di questo importante evento di fede, di risonanza ben più che locale.

Nicola Morrone











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