venerdì 27 settembre 2024


03/03/2018 08:12:39 - Manduria - Attualità

L’ex sindaco parla della crisi amministrativa e dei suoi sviluppi, della “piccola storia ignobile” della Fiera Pessima e del futuro politico

 

«Nel 2013 ero convinto che, per cambiare le cose, bisognasse “metterci la faccia”, non delegando più la gestione della cosa pubblica al ceto politico tradizionale, che già tante volte aveva fallito. Oggi ho compreso che, in realtà, più che mettercela, in politica la faccia si finisca con “rimettertecela”. Ed insieme ad essa la serenità familiare e, per certi versi, anche la credibilità personale. E’ un prezzo troppo alto da pagare!».

Roberto Massafra, sindaco di Manduria per poco meno di 4 anni e mezzo, rompe il silenzio che aveva scelto dopo lo scioglimento anticipato della consiliatura. Al nostro giornale, in esclusiva, affida pensieri e parole su questa sua esperienza amministrativa. Al suo posto, ora, c’è il commissario straordinario Garufi.

«La commissaria fa quello che può e quello che deve fare: traghettare il Comune verso nuove elezioni» afferma l’ex sindaco. Di esperienze commissariali Manduria ne ha vissute fin troppe per non sapere che la tanto sbandierata “liberazione” conseguita dai tredici consiglieri dimissionari si sarebbe trasformata nella totale paralisi dell’attività amministrativa. Nessun commissario, per quanto esperto e capace come di certo è la dott.ssa Garufi, può svolgere la funzione di indirizzo nelle scelte strategiche che è propria del sindaco (con la sua giunta) e del Consiglio comunale, democraticamente eletti».

Perché parla di paralisi? In fin dei conti l’Amministrazione commissariale confida sull’operato degli stessi dirigenti che ha nominato lei, per cui la “continuità” dovrebbe essere garantita.

«Se così fosse, si sancirebbe l’inutilità della rappresentanza popolare e si snaturerebbe il senso stesso della democrazia elettiva. La storia recente e passata di Manduria dimostra l’esatto contrario: quando la classe politica non riesce, per motivi dettati principalmente dal rancore e dall’invidia, a trovare l’accordo su una serie di valori condivisi, si finiscono col perdere tutte le opportunità di sviluppo. I “tecnici” non possono sostituirsi ai politici: i loro obiettivi sono spesso diversi e anche divergenti da quelli degli amministratori democraticamente eletti e, affinché le cose funzionino, il “potere gestionale”, proprio dei dirigenti, deve avere come contrappeso il “potere di indirizzo”, che può essere esercitato solo da chi ha ricevuto il mandato dal popolo».

Il riferimento alla Fiera Pessima, che dopo quasi tre secoli non si svolgerà più nel periodo tradizionale, non è tanto velato..

«Questa “piccola storia ignobile”, come direbbe Guccini, è la dimostrazione lampante del danno prodotto dai tredici consiglieri comunali dimissionari a otto mesi dalla scadenza del mandato. Ma anche della incapacità dei dirigenti a realizzare gli obiettivi in assenza dell’azione di stimolo da parte dell’Amministrazione. È bene che la città sappia che l’esperienza accumulata negli anni precedenti, che aveva visto crescere la nostra Fiera, ci avrebbe consentito di organizzare l’edizione 2018 in tutta tranquillità e, sicuramente, ancora più bella degli ultimi anni. Ne avremmo avuto tutto il tempo, visto che la delibera di indirizzo per l’indizione della gara è stata approvata dalla mia giunta nel maggio 2017 e che tale gara era già in dirittura d’arrivo a metà settembre 2017, quando il Consiglio è stato sciolto. Mi chiedo che cosa abbiano fatto i dirigenti e la commissione di gara nei sei mesi successivi per arrivare al .. nulla di oggi. Sarebbe il caso che qualcuno traesse le logiche conseguenze di questo disastro e la si smettesse di attribuire alla politica responsabilità che non ha, se non altro perché non c’è più».

Ora si discute di Ente Fiera e di gestione diretta.

«Con tutto il rispetto per coloro che in questi giorni si sbizzarriscono nel formulare proposte, l’unica considerazione che mi sento di fare è che la quasi totalità di costoro non sa di cosa parla, così come non lo sapevo io prima di diventare sindaco. Per il bene che ancora voglio alla mia città, lancio a tutti un appello: fermatevi! Fare la Fiera a settembre, o in qualsiasi altra data che non sia la seconda settimana di marzo, equivale a snaturare il significato stesso della “Fiera Pessima”, per cui a questo punto è molto meglio “saltare giro” e lasciare che sia la prossima Amministrazione ad occuparsi della Fiera 2019. Quando si parla di “sede stabile” e di “Ente Fiera”ci si ricordi della vicina Francavilla, dove la sede da anni è vuota e l’Ente si è dissolto lasciando solo debiti. E ai “nostalgici” della gestione diretta, voglio citare ciò che mi disse una ex funzionaria dell’Ufficio Attività Produttive, ora in pensione, nonché moglie di un consigliere comunale di lungo corso: “L’organizzazione della Fiera per noi dell’Ufficio è un incubo!” ».

Nella tarda primavera Manduria dovrebbe essere richiamata alle urne per eleggere il nuovo sindaco,

«È difficile fare previsioni. Se prima non si definisce l’esito dei lavori della Commissione di accesso antimafia nessuno si sbilancerà a proporre o proporsi come candidato sindaco. E poi occorre vedere cosa accadrà domenica: l’esito delle elezioni Politiche non può non influenzare gli equilibri anche in chiave amministrativa. Io ritengo che coloro che hanno determinato lo scioglimento anticipato del Consiglio (in particolare il PD e il consigliere regionale Morgante), abbiano fatto un grave errore e procurato un danno alla città, Non verranno premiati dagli elettori, né alle Politiche nè, ancora meno, alle Amministrative. Mi auguro che coloro che hanno sostenuto la mia Amministrazione fino alla fine rimangano uniti e attivi».











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