venerdì 27 settembre 2024


13/08/2018 12:52:16 - Manduria - Attualità

La recente scoperta di Fabio Matacchiera sta appassionando gli studiosi

I blocchi allineati ritrovati al largo di San Pietro in Bevagna da Fabio Matacchiera potrebbero essere realmente, secondo gli esperti, quelli che costituivano un molo antico, poi ricoperto dalle acque nel corso dei millenni.

La recente scoperta di Fabio Matacchiera sta appassionando gli studiosi.

«Solo pochi giorni fa ho lanciato una breve notizia circa la scoperta di un presunto molo antico, forse riconducibile al periodo romano, a largo di San Pietro in Bevagna. Gli elementi che avevo raccolto con le immersioni in quelle acque probabilmente non erano sufficienti anche perchè, non avevo ancora sentito il parere di diversi esperti archeologi. Tuttavia, pur nell’incertezza che la scoperta potesse avere una valenza in ambito archeologico, ho provveduto ad informare immediatamente la Soprintendenza Archeologica della Puglia con sede a Lecce, inviando foto ed informazioni» le parole di Matacchiera.

«In questi giorni, oltre ad aver acquisito altri dettagli con l’utilizzo di un drone che mi hanno permesso di acquisire foto e video importanti, ho potuto contattare numerosi archeologi e cattedratici ai quali ho sottoposto il materiale raccolto. Nessuno di loro era al corrente dell’esistenza di questa imponente struttura sommersa al largo di San Pietro in Bevagna e tutti mi hanno parlato di una scoperta che potrebbe rivelarsi molto importante. Un ex dirigente archeologo di esperienza riconosciuta della città di Taranto, consultatosi con altri suoi colleghi, avanza l’ipotesi di un molo del periodo ellenistico dalle dimensioni importanti. Giuliano Volpe, archeologo e accademico e professore ordinario di archeologia presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università degli Studi di Foggia, poco fa mi ha comunicato che organizzerà, nei prossimi giorni, una spedizione, con i suoi ricercatori, per fare luce sul ritrovamento di San Pietro in Bevagna. La prima parola che mi ha scritto quando ha visto le foto aeree e subacquee che gli ho inviato è stata: “impressionante”.

Ho contattato anche Rita Auriemma, docente e ricercatrice presso la Facoltà di Beni Culturali dell’Università degli Studi di Lecce, anche lei intenzionata a fare un sopralluogo dopo che ha ricevuto la mia segnalazione. Mario Lazzarini, noto archeologo subacqueo, parla di un’opera che potrebbe rassomigliare ad un molo, presumibilmente di epoca romana. Ho chiesto lumi anche a Andrea Belluscio, docente presso il Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università “La Sapienza” di Roma: ha affermato di non aver mai visto nulla del genere di naturale.

Insomma, anche se la mia scoperta è ancora tutta da verificare, è certo che sta suscitando molto interesse tra gli archeologi».

Analizzando le foto e i video prodotti da Matacchiera, si riesce ad intuire che il presunto molo debba aver avuto una lunghezza di circa 240 metri, una misura veramente importante, considerando che altre opere simili, rinvenute nel Mediterraneo, solitamente non superavano i 150–180 metri. La larghezza, invece, doveva attestarsi sui 20 metri.

I lati dei blocchi variano da un metro fino a 4 metri. Hanno forma pressoché parallelepipedale con spigoli stondati o hanno forma abbastanza irregolare, comunque sia, risultano in buona parte ben assemblati ed in fila tra loro, separati da un intercapedine.

Il presunto molo si trova ad una profondità di circa 7 metri.

L’opera, che è esattamente parallela alla linea di costa, si trova al largo ad una distanza che per motivi di sicurezza è meglio non divulgare.











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