martedì 24 settembre 2024


15/10/2018 19:17:22 - Salento - Attualità

L’idea della Regione è ora di puntare sul «De Bellis» di Castellana Grotte

 

La Puglia è al secondo posto in Italia per l’obesità infantile e al terzo per quella degli adulti. Eppure nessun ospedale, pubblico o privato, è dotato di un centro specializzato per affrontare un problema che non è soltanto estetico. E dai dati della mobilità passiva emerge che lo scorso anno sono stati 1.517 i pugliesi operati in Lombardia in due cliniche private del gruppo San Donato, il Policlinico San Marco e la Beato Matteo: mille chilometri per un intervento di riduzione dell’obesità.

L’idea della Regione è puntare sul «De Bellis» di Castellana Grotte, l’Irccs a specializzazione gastroenterologica che tra due anni rischia di vedersi revocare dal ministero lo status di istituto di ricerca se non incrementerà produzione ed esiti. Ma bisogna partire da zero o quasi, costruendo il modello di assistenza e reclutando il personale. Insomma, ci vorrà molto tempo. Nel frattempo le alternative sono molto limitate, perché - senza voler nemmeno entrare negli aspetti medici - non tutti gli ospedali pugliesi sono dotati delle attrezzature necessarie a trattare i grandi obesi (servono appositi letti e barelle, e le grandi macchine per la diagnosi devono essere adatte). L’intervento chirurgico, oltretutto, per essere efficace deve essere inserito in un percorso assistenziale.

«L’obesità è un problema metabolico sottovalutato e le conseguenze possono portare anche alla morte, dice il professor Francesco Giorgino, direttore del reparto di Endocrinologia del Policlinico di Bari, dove sono attivi (080-5592490) due ambulatori per l’obesità diretti dalla professoressa Gabriella Garruti e dal dottor Angelo Cignarelli. Insieme al professor Sebastio Perrini, Giorgino ha predisposto un Pdta (percorso diagnostico terapeutico assistenziale) per il trattamento dei grandi obesi, che prevede un approccio multidisciplinare (che coinvolge ad esempiopneumologia, cardiologia e psichiatria) per accompagnare all’intervento chirurgico: soltanto il Veneto ha adottato un percorso simile. Il via libera al Pdta, atteso a breve, dovrebbe consentire il trattamento integrato di un numero sempre maggiore di pazienti. «È indubbio - secondo Giorgino - che in Puglia non ci siano abbastanza centri. Ma i cittadini devono sapere che noi siamo in grado di trattare questo tipo di patologie, con tempi di attesa di 30-40 giorni per la prima visita ambulatoriale e di 10 giorni per il ricovero. In Puglia servirebbero più centri, più chirurghi e più sale operatorie. Noi ci candidiamo a rappresentare un modello. Si dovrebbe fare ciò che è avvenuto per le patologie della tiroide: prima i pugliesi andavano a Pisa, oggi va riconosciuto che i nostri specialisti endocrinologi hanno acquisito grande professionalità e grande esperienza. Stiamo decisamente migliorando».











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