mercoledì 25 settembre 2024


05/04/2019 07:29:42 - Manduria - Attualità

E’ diventata film la storia del medico che apre la sua casa al paziente migrante: Dabo aveva un tumore al polmone, ma gli avevano diagnosticato la tubercolosi. All’oncologico “Giovanni Paolo II” è stato curato da un dottore che è diventato il suo migliore amico. Apulia film commission ne ha fatto un cortometraggio

Si intitola Apolide ed è un cortometraggio diretto da Alessandro Zizzo. Incentrato su una storia vera, narra dell’amicizia tra il medico oncologo pugliese (barese d’adozione, ma di origini brindisine) Domenico Galetta ed uno dei suoi pazienti, Dabo, un giovane della Guinea, giunto in Italia a bordo di un gommone e costretto poi ad affrontare una doppia battaglia, la prima contro il mare e la seconda contro il cancro.

Una diagnosi a cui sono seguite le terapie del reparto di oncologia clinica polmonare del Giovanni Paolo II di Bari che ha in qualche modo “adottato” il ragazzo venuto dal mare, facendo nascere un rapporto di amicizia tra il medico ed il paziente che è diventato un legame profondo e simbolico. Oggi Dabo è mediatore culturale in Sicilia.

Le riprese si sono svolte in Puglia, tra Bari, Manduria e le spiagge di Campomarino. Il film sarà presentato nei prossimi giorni a Bari in anteprima nazionale all’Istituto oncologico Giovanni Paolo II di Bari alla presenza del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, dei protagonisti della storia, degli attori, del regista.

Protagonisti della vicenda sono gli attori Paolo De Vita (interpreta Domenico Galetta) e Alassane Sadiakhu (Dabo), con loro l’attrice brindisina Lidia Cocciolo e la francese Ludivine d’Ingeo. Al fianco di Alessandro Zizzo e del suo aiuto regista Giuseppe D’Oria, il direttore di produzione Gregorio Mariggiò, supportato da Massimo Cosma, il direttore della fotografia Pietro Cinieri, il tecnico del suono Marco Rollo, mentre il montaggio è di Fabrizio Manigrasso.

“Dabo è nato in Guinea nel 1989. E’ musulmano, appartiene all’etnia Malinke ed è laureato in scienze politiche; il suo più grande desiderio era specializzarsi in relazioni internazionali raggiungendo la Francia, scelta come meta perché la Guinea è francofona – commenta Galetta – ha deciso coscientemente di lasciare la famiglia e di iniziare un percorso di avvicinamento alla Francia attraverso il Mali, quindi la Nigeria, dove ha lavorato per cinque mesi prima di trasferirsi in Libia, con la promessa che sarebbe stato ospitato in casa di amici che lo avrebbero aiutato a raggiungere la Francia. Così non è stato e Dabo (Dabo Mohammed Lamine) si è ritrovato in Libia più che ospitato, in realtà, in una casa-prigione. Il suo lavoro di vera schiavitù per altri cinque mesi è servito solo a garantirgli un posto su un barcone che non si sapeva se e quando sarebbe partito. Una sera, all’improvviso, fu informato della partenza all’alba del giorno dopo. Dabo non sapeva (e non sa) nuotare.

Veniva con una diagnosi di carcinoma polmonare con metastasi alle ossa. Non parlava (comprendeva, sembrava, tutto), un cellulare stretto fra le mani ed occhi enormi che mostravano un’età ed una vita vissuta, molto più dei suoi 27 anni”.

Apolide, diretto da Alessandro Zizzo, è prodotto dalla Sinossi Film di Pietro Manigrasso e da Agorà, in collaborazione con Apulia Film Commission.

 











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