martedì 24 settembre 2024


28/12/2008 17:16:41 - Manduria - Politica

«C’è un limite all’indecenza. La libertà, in questa coalizione, è dalle regole e non nelle regole»

 
«Lei, caro sindaco, poteva diventare un grande, un gigante, ma si è dimostrato uno gnomo della politica, per giunta senza pudore».
E’ stato forse questo il passaggio più duro dell’intervento con il quale Piero Raimondo ha annunciato la sua decisione di prendere le distanze dall’attuale Amministrazione.
«Ritengo di non sentirmi più legato ad un vincolo di maggioranza, che è stato messo in discussione dalle scelte operate dal sindaco il 15 ottobre scorso» ha esordito il prof. Raimondo rivolgendosi al primo cittadino. «Le ragioni sono esclusivamente di ordine politico, come ben sa. La mia partecipazione al progetto politico promosso dalle forze dell’ordine di centrosinistra insieme al sindaco, e che ha consentito l’elezione nel 2005 di Massaro, si conclude oggi. L’aver voluto dare soluzione mestamente ad una diaspora tra lei e la collega Epifani, fatta di capricci, ricatti che nulla hanno a che fare con l’agire politico, senza considerare l’interesse della comunità, non le fa onore. Ricorda certamente anche lei la voglia di cambiare le “cose”: la politica, il modo di amministrare. Io stesso, più volte, le ho riconosciuto pubblicamente capacità, ma mi ero illuso. Questa doveva essere la legislatura della partecipazione, invece è diventata quella del riconoscimento della … merce di scambio. Da oggi lei e il resto della maggioranza non avete più la mia fiducia. Troppo volte sono state preannunciate svolte, che poi sono state puntualmente disattese. E’ ormai sotto gli occhi di tutti, anche se si fa enorme fatica a dirlo, che esiste una questione etica. Non le starò ad elencare ciò che non è andato o che non va. Di questo dovrà rendere conto lei alla città. Ovviamente formalizzerò il mio disimpegno da organismi che mi vedono partecipe come rappresentante della sua Amministrazione. Io non mi dichiarerà indipendente per avere un compenso, per poi ritornarci, come questa commedia ha indicato. Né lascerò il Partito Democratico, al quale ho contribuito.
In questa telenovela il partito ha perso di credibilità e dignità; l’hanno persa i miei colleghi sottostando a questo andazzo, l’ha persa più di tutti lei, piegando la schiena. Dando l’ennesima soluzione senza coraggio. A modo suo, pur di mantenersi a galla. E’ da questo modo di concepire l’impegno politico che prendo le distanze. Non voglio impedire al sindaco legittimo di funzionare, lo faccia pure.
Vedete, partecipo alla vita politica cittadina da diversi anni, senza clamori, né luci di ribalta, come è nel mio stile, con impegno civico per la mia città e le persone, e non ho mai barattato qualcosa per il consenso, come è ormai diventata consuetudine in questa stagione: si sono manifestati scandalosi intrecci tra interessi di parte e pubbliche funzioni. La libertà è stata presentata come libertà dalle regole e non nelle regole. Questo modo di agire cozza contro i miei principi, contro le regole della partecipazione, contro la vita democratica, quella che tante volte lei ha richiamato in questa aula. Il disagio che provo è forte. C’è un limiti all’indecenza
Ognuno pensa solo a se stesso: questa è la verità. Faccia pure, continui pure, ma senza il mio modestissimo contributo.
A lei assessore, auguro che quel macigno di deleghe affidatele non le facciano male. Sarebbe una beffa per la sua già precaria immagine politica».










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