lunedì 30 settembre 2024


30/01/2010 06:49:20 - Manduria - Attualità

L’acchiappabulli

Altro che simpatiche canaglie! Classi da libro Cuore addio....! Avanti tate esperte di problemi dell’infanzia prima che questi diventino un grido di disperazione in S.O.S adolescenti: istruzioni per l’uso, e triplice urrà per i consigli che pseudo esperti di dinamiche giovanili spalmano nei programmi confezionati su misura per affrontare e risolvere il problema, talvolta da pollice verso, ma ugualmente accolti da genitori sulla crisi di nervi e da insegnanti prossimi al cedimento strutturale.

Se questi non bastano, prima ancora di ricorrere a crocifissi, giaculatorie da esorcismo, aglio e paletti di legno da infilzare nel loro cuore, nel mentre stanno popolando gli incubi di docenti convinti di averceli nei sarcofagi della propria casa, sfogatevi pure
tra le mura domestiche al suon di “bulli: tremate, tremate...le streghe son tornate”, per un auto convincimento magari poco risolutivo, ma molto da analisi di gruppo.
In caso contrario, prima degli effetti collaterali, armatevi di molta pazienza, semmai ve ne fosse ancora rimasta, e batteteli sul loro steso terreno prima che si impossessino totalmente di voi, ma al loro tallone d’Achille, dando risoluzione alle tante e troppe scaramucce che riempiono i corridoi delle scuole e non solo, protagonisti i docenti alla ricerca disperata di un antidoto anti bullismo, frugato, cercato, osservato con l'avidità della disperazione tra le dinamiche e la vita di relazione delle classi.
Questa in breve, seppur molto ironica, la morale della favola, sintesi di un corso organizzato a puntino dalla scuola Marugj-Frank, dal titolo “Una vita per apprendere”, azione B6, finanziato con i fondi strutturali Pon 2007/2013, concluso alla fine di dicembre, con appendici nel corso di questo neonato 2010.
Esperto il dott. Giuseppe Carli, psicologo e giudice onorario del Tribunale di Taranto presso la sezione dei minori e, responsabile di alcune case-famiglia della provincia di
Taranto, con tanto di altri altisonanti titoli al seguito.
A dispetto del CV da paura, non dunque un acchiappafantasmi, ma un vero e proprio acchiappabulli, con lo sguardo di chi ne sa una più del diavolo, atteggiamento informale per uno slang che mescola espressioni giovanili a incomprensibili disamine scientifiche proprie della categoria. Esperienza consolidata e spesa negli anni a favore della ricerca del fenomeno, quindi, un’ampia collezione d’annata da far visitare al pubblico di casi da snocciolare durante gli incontri senza tradire la privacy dei protagonisti, vaso di Pandora di racconti di vita borderline altrimenti considerati al limite del sovrumano. Anticorpi prodotti in sovrabbondanza per un personale arginare il dilagare della pandemia da bullismo, e qualche grafico cosiddetto esemplificativo da analizzare
all’occorrenza per mostrare, origini, cause, concause, tecniche e non i rimedi della nonna o antidoti alla Vanna Marchi da attivare in caso di bisogno.
Un fenomeno tutto ed esclusivamente scolastico per definire una patologia riguardante i disturbi del comportamento, ufficialmente riconosciuta dal Ministero della Salute, senza appendici che ne eguaglino il dna al di fuori della mura scolastiche altrimenti assimilabili al fenomeno in oggetto, causa scatenante invece di ulteriore degrado della persona e delle città, che trae dal bullo di oggi nuova linfa per la devianza e la destrutturazione sociale di domani e di sempre nonché manovalanza a buon mercato per la criminalità.
La scuola dunque, al centro di cambiamenti radicali e profondi determinati da quadri normativi ora di un ministro ora di un altro, spesso discordanti, lontani, poco aderenti alla realtà concreta, si interroga sull’efficacia del proprio apparato educativo per meglio rispondere alle effettive necessità di un’utenza giovanile che ne ha profondamente cambiato il volto e la missione, sempre più chiamata a coprire gli spazi lasciati vuoti dalle istituzioni, principalmente quelle familiari. In tal modo perdendo di vista un ruolo preciso che sfocia in ambiti che non sempre le competono e nei quali appare con più evidenza la mancanza di competenze specifiche, colmate in nome  e per conto della
inossidabile coscienza della classe docente italiana, la stessa che la espone e la chiama a vivere quotidianamente nella forma della missione educativa ciò che chi non conosce liquida come un bivaccare alle spalle dello stato tutto ferie e privilegi di sorta.
Per questo, la scuola Marugj-Frank investe in professionalità assicurandosi un momento di riflessione personale da investire nella sicurezza alla cittadinanza per trovare una fattiva risoluzione al fenomeno del bullismo, ben lontano dagli sciupafemmine alla Frank Sinatra o alla Dino Risi, per radicarsi in modo esclusivo alla malavita di ogni città.
I consigli dell’esperto? Analizzare ed osservare attentamente i comportamenti di ciascun alunno, rispetto alle dinamiche complessive della classe, considerando il bullo non punto di partenza ma di arrivo. Identificando correttamente l’identikit del bullo autenticamente doc che spesso si confonde nella gerarchia della classe, con i suoi bravi che fanno il lavoro sporco al posto suo, potenziandone il ruolo. Almeno quanto confermato nel suo ruolo, è la vittima su cui egli esercita il suo disimpegno morale nel tempo con una metodica ossessiva, costante, frustrante e  logorante al pari della goccia che consuma la roccia, potenziata nel suo ruolo dalla cerchia di amici che ne confermano appunto la condizione subalterna, originando una incipiente sindrome di
Stoccolma che vede vittima e carnefice avvinghiati l’uno all’altro.
Generare costantemente emozioni per fare terra bruciata intorno al bullo e per infondere
coraggio alla sua vittima, altrimenti compromessa per sempre. Da qui l’invito del dott. Carli a non sottovalutare mai il fenomeno bullismo, che espone tutte le agenzie educative alla responsabilità di attivarsi a favore di una rapida risoluzione per la vittima, martire del bullo per prima e, della sua impotenza dopo sino a tentare di raggiungere il bullo per impedire che questi venga ingoiato e soffocato dal suo ego che lo legittima verso qualsiasi forma di agire sociale ai danni del prossimo.
L’insegnate perciò, uno specchio alter ego, per un gioco del doppio, a chi la dura la vince, ma con giudizio e avendo sempre chiara in mente la meta da raggiungere.
Se non altro potremo dire di avere tentato lasciando alla vita il diritto di presentare il conto.

Mimmo Palummieri










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