lunedì 30 settembre 2024


31/01/2010 15:13:39 - Manduria - Attualità

Pensieri in libertà di una generazione che nasce: la tragedia dell’olocausto vista dai ragazzi


La settimana che sta per concludersi è stata interamente dedicata al ricordo della Shoah. Fulcro il 27 gennaio, Giorno della Memoria, in cui le varie istituzioni, dalla scuola alla politica, dalle associazioni culturali a quelle militari, hanno brillato per impegno e sensibilità in favore del ricordo.
Scopo comune, educare le nuove generazioni al rispetto dell’altro, alla tolleranza nel suo significato più autentico di convivenza pacifica tra le culture e non di essenziale sopportazione. Abbiamo perciò chiesto agli adolescenti alunni della S.M.S Marugj-Frank, destinatari, come altri di queste iniziative, cosa conoscessero e pensassero dell’Olocausto per misurare la risonanza degli eventi legati a questa ricorrenza nel popolo dei sentimenti vissuti nella globalità dei social network.
Davanti alla prospettiva di scegliere tra un pezzo di carta su cui esprimere un pensiero e l’interazione vis-à-vis, la maggioranza sceglie la prima, segno di una difficoltà manifestata dai più a parlare di sentimenti, seppur nel contesto protetto di una sana vita di relazione, varcando il solito minuto di silenzio. 
Le risposte, firmate alcune almeno quanto anonime altre, colpiscono perché oltre a denunciare l’unanime condanna verso il Nazismo ed Hitler in particolare, apostrofato in molti modi, fanno emergere l’esigenza di confrontarsi con il lato più umano non solo della Shoah, ma della storia in particolare.
L’incipit per alcuni è solenne e lapidario: Gregorio, dice: “senza un giorno di memoria,
non si può avere la gloria”; Ilenia è più intimista, si schiera dalla parte dei suoi coetanei ebrei cui è stato negato il diritto di vivere; lo stesso fanno Roberta e Monica che condannano a priori l’assolutismo quale forma di governo che concentra nelle mani di uno o di pochi il potere per decidere su molti. La condanna di ogni forma di pregiudizio spinge Matteo e Riccardo a sottolineare il rispetto dell’uomo in quanto tale al di là del colore della sua pelle, mentre Gianluca ne chiarisce meglio il concetto auspicando un maggiore rispetto tra le culture, segno fondamentale di giustizia resa agli ebrei.
Federica allarga la tragedia di questo popolo alle vittime delle leggi, spesso in contrasto con l’idea di ordine civile da cui sono determinate. Di vite sospese, negate nel loro diritto di esistere parlano tanti anonimi, che accennano al pericolo di qualsiasi fondamentalismo ideologico e politico che determinò lo sterminio, cause di esasperazione dell’io bestiale dei carnefici.
Vi è poi un folto gruppo di anonimi, cui si aggiungono Gianluca, Francesco, Sara,
Cosimo, Giorgia, Noemi, Simone, Martina, Aurora e Melissa a favore di una tesi spirituale che, conceda pace eterna alle tante vittime della Shoah.
Restano uniche le testimonianze di Alessandro, che spera di non vedere mai trasformati i campi di sterminio in mete turistiche e, quella di Simone interamente dedicata ai bambini perseguitati, vittime tra le vittime.
Forse in parte influenzati dalla visione della fiction su Anna Frank, gli adolescenti intervistati sentono i problemi sociali appartenere al proprio mondo di cui la tragedia dell’Olocausto resta la macabra apoteosi. Per questo, ritengono importanti, per il loro alto valore formativo, discipline quali Cittadinanza e Costituzione e la Storia, capaci di inculcare nelle nuove generazioni quel valore civile ed etico di cui esse sono le depositarie.
In fondo, la bellezza della loro giovinezza offre a noi adulti il modo di ben sperare che essi abbiano il tempo e speriamo la voglia di diventare i protagonisti del loro tempo e del loro spazio  e magari di cambiarli in  meglio.

Mimmo Palummieri










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