domenica 22 settembre 2024


03/02/2010 11:26:24 - Salento - Politica

Il resoconto della serata del nostro inviato, Andrea Però

 
Con un titolo che è tutto un programma, “PROMEMORIA - 15 anni di storia italiana ai confini della realtà”, il 30 gennaio è arrivato sul palco del Teatro Impero di Brindisi il giornalista Marco Travaglio, accompagnato dai C-PROJECT, ovvero Fabrizio Puglisi e Valentino Corvino.
Lo “spettacolo”, se così si può chiamare, non è altro che la trasposizione in forma scenica del Travaglio-pensiero, quello che si può cogliere nei suoi libri, articoli o nelle apparizioni televisive ad AnnoZero.
PROMEMORIA si articola in 7 quadretti, i quali fotografano appieno la vita politica degli ultimi anni, la nostra storia si srotola alle parole del giornalista torinese partendo dal lapidario “la storia è maestra ma nessuno impara mai niente”, che introduce il primo segmento: TANGENTOPOLI. Ovvero la fine della prima Repubblica e l’inizio della seconda Repubblica, un periodo importante certo, cruciale certo, ma purtroppo svanito e sprecato: l’arcinoto pouf di Poggiolini, le maxitangenti Enimont, Di Pietro ed il suo pool, l’esilio di Craxi, DeMichelis, una classe politica messa a nudo di fronte ai suoi elettori, una classe politica viziata e corrotta che, come la fenice, è stata magicamente, col passare del tempo, capace di risorgere e ritornare a galla, rivestita di nuovo contando sulla memoria corta della gente con un Martelli, ex guardasigilli, arrestato e condannato per tangenti, che ora ritorna in tv per spiegare la costituzione, e con i soliti noti che ancora bramano intorno alla fetta della torta italiana.
Una fase politica che, a detta di Travaglio, ora ritorna più prepotente che mai, causa una classe dirigente avvezza al più barbaro revisionismo, quella che fa di Craxi un grande statista, o che definisce prescrizione=assoluzione. Un’attuale classe dirigente che parte dal basso, dagli studi in Giurisprudenza, alle vendite porta a porta, alle collusioni col mafioso Mangano, passando per l’impero mediatico, il quale si fa beffa delle leggi che dichiarano Rete 4 un’emittente abusiva in quanto occupa le frequenze destinate ad un’altra emittente, Europa 7, fino alla discesa in campo dell’attuale premier Silvio Berlusconi.
Il tutto grazie alla complicità di una sinistra persa nei suoi stessi labirinti, incapace di governare,d i essere credibile agli occhi dei suoi stessi elettori, non portando a compimento uno dei cavalli di battaglia su cui più campagne elettorali facevano peso: il conflitto d’interesse.
Travaglio srotola la nostra storia in maniera chiara, lucida, sarcastica, come è nel suo stile, e spesso si ride, certo si ride ma sono risate amare.
Ne viene fuori un ritratto forte e reale, emerge nel quadro generale una particolare capacità, tutta italiana, di concepire la politica, l’attività politica come una massa amorfa adattabile a qualsiasi circostanza, quale che sia l’esigenza del politico in questione, la volontà di tradire gli elettori e di tradirsi in quanto non più mera rappresentanza di un popolo, bensì una casta a cui tutto è dovuto,tutto è concesso e tutto può (deve) concedersi, una classe che fatalmente Berlinguer aveva già previsto.
Ma nonostante tutto, alla fine dello spettacolo c’è spazio per l’ottimismo, altrimenti la “tournèe” non avrebbe senso, un ottimismo costruito sull’attenzione sempre crescente intorno a libri come Gomorra e La Casta, alle varie associazioni che si ribellano alle mafie Addio pizzo, Libera ecc..., un’attenzione che Travaglio cerca di incrementare con questo suo giro per la penisola.
 
 
Andrea Però










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