martedì 24 settembre 2024


19/12/2019 11:56:33 - Salento - Attualità

L’offesa: «Negro, tòrnate col barcone». I genitori del ragazzo adottato: «Ha reagito ad un’offesa ma l’arbitro non ha punito l’autore»

Un ragazzino insultato da un coetaneo mentre giocano a pallone. Con maglie diverse ma anche la pelle ha diverso colore. La sua colpa? Forse essere molto più bravo e, soprattutto, nero. Nel profondo sud, apparentemente terra di accoglienza e solidarietà, germina il razzismo. Anche tra ragazzini con uno dei due che dice all’altro “negro, tòrnate col barcone”.

Il fatto ha molto colpito le famiglie di una squadra giovanile di Nardò. Così qualche genitore ha deciso di scrivere alla Figc e all’Aia, le potentissime ed autorevoli Federazione italiana del gioco del calcio e Associazione italiana arbitri.

La partita si è svolta domenica scorsa ed ha messo di fronte due compagini composte da Giovanissimi. Il campionato è quello degli Allievi regionali Girone H della Puglia e la gara si è disputata nella Cittadella dello Sport di Castrignano del Capo. Una partita tesa, difficile. Perché anche in questi campionati c’è tanto agonismo. Ma nessuno avrebbe mai potuto pensare all’epilogo. Durante il match, infatti, un ragazzino granata, originario di uno stato africano, è stato apostrofato violentemente da un avversario che lo ha insultato dicendogli “Negro, tòrnate con il barcone”. Un po’ in dialetto e un po’ in italiano. Comunque chiarissimo.

Ne è nato un parapiglia e il ragazzo di Nardò ha avuto la peggio perché, individuato dall’arbitro, è stato subito espulso.

L’arbitro non si è chiesto, evidentemente, il perché di quella reazione. Poi, però, i compagni hanno parlato e spiegato ai rispettivi genitori i motivi reali dell’accaduto. Per una madre quello che è successo meriterebbe altra attenzione, proprio da parte delle federazioni competenti: «considerando corretto che il ragazzo che ha reagito sia stato espulso per la sua reazione, trovo invece inaccettabile che l’autore dell’insulto non sia stato individuato e debitamente punito – spiegano i genitori – perché, in pratica, l’arbitro ha operato egli stesso una discriminazione. Grave, anzi gravissima».











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