lunedì 30 settembre 2024


31/12/2008 16:39:38 - Manduria - Attualità

Stile forbito e sarcasmo corrosivo: le “armi” di Jean de la Vallette

 
Ecco il testo integrale del nuovo intervento di Jean de la Vallette, di cui abbiamo già proposto un bel ricordo di Marcello Dimitri a due anni dalla scomparsa. Lo vogliamo proporre nel tentativo (visto la curiosità che sta creando…) che qualcuno riesca a risalire alla sua identità…
 
 
 
9 Mq. d’ignoranza
Sissignori!
 
L’ignoranza – anche se avremmo preferito parlare d’asineria, astenendocene soltanto per non urtare i sentimenti di radicali animalisti – ha una sua unità di misura matematica: il metro quadrato. Questa unità di calcolo – che alcuni integralisti proponevano, a ragione e con adeguato seguito, definitivamente fissarsi nell’ “anno luce” - non ammette sottomultipli (decimetri, centimetri o millimetri quadrati), com’è stato oramai riconosciuto – per indagine del National Geographic - da pool di studiosi della “Graduate School of Science della Yale University” (New Haven, Connecticut) e del dipartimento di scienze matematiche della “Scuola Normale Superiore di Pisa” (non vi soffermate sul termine “normale”: scoprireste che tale potreste avere soltanto il numero delle scarpe), a seguito di fitte corrispondenze affidate a messaggi criptati strettamente confidenziali, recapitati da nutrito stuolo di piccioni viaggiatori resistenti al Pentothal, in temporaneo esonero dal pushering di cocaina, sulla tratta Poggioreale/Regina Coeli e ritorno, in comodato d’uso dal clan dei Casalesi.
Se voleste provare ad operare delle equivalenze tra un metro quadrato d’ignoranza e la misura che vi è più domestica nel valutare tal genere di fenomeno, fate conto che il primo equivarrebbe, suppergiù (con lo scarto di una Treccani), a tutte le idiozie che si scrivono, in scala planetaria, su Facebook.
Acquisita che abbiate, dunque, l’unità di misura della “ciucciagine” (con il permesso del WWF, sezione quadrupedi), comprenderete agevolmente quanta ignoranza risiede stabilmente nei nove metri quadrati della segnalazione turistica – di cui riportiamo l’offensiva foto – che, votivo totem all’incompetenza, campeggia sulla destra (a sinistra in paesi di common law) di chi percorre le strade provinciali e statali che menano direttamente a Manduria.
Sì, avete compreso benissimo: parlo proprio di quei cartelloni – di Ha. 00.00.09 di superficie arida – dei quali uno è posto lungo la provinciale “Campomarino/Manduria” (bypassata per forza di cose Maruggio che, sulla questione, ha voluto mantenere quella elvetica neutralità che, nei millenni, l’è valsa l’anatomica appellazione), e che, nelle immediatezze della sua posa, è parso – ai pochissimi maruggesi in transito per viaggio premio coi punti Mira Lanza – come l’ammirevole destinazione della trasferta.
Scopo di tali opulentissima e cafonissima ostentazione dovrebbe essere stata – ma nutriamo invincibili dubbi, propendendo per meno commendevoli fini di solo lucro – quella di informare, viandanti inconsapevoli o cocciutamente testardi, dell’archeologico civico patrimonio. E fin qui potremmo pure starci, benché siamo fermamente convinti che del fonte pliniano, delle mura megalitiche e via dicendo non interessi più una mazza a nessuno, tanto meno nel fuorviante travisamento di cui subito diremo.
Ciò su cui, invece, non siamo disposti a transazione alcuna è che l’assessore al turismo della beneamata Amministrazione Provinciale dell’epoca – che di quei cartelloni ha imputtanito tutta la provincia jonica – possa passarla liscia sull’avere definito Manduria una città della MAGNA GRECIA, da farne segnaleticizzata “stazione” dell’omonima via crucis.
Com’è certo che sapete (a rischio di qualche tomolo d’ignoranza pro capite), Manduria è sempre stata MESSAPICA fin nel buco del culo, non avendo mai avuto nulla da spartire – né per cultura né per tradizioni - con le puttane terre vicine che ospitarono le greche colonie.
Donde, delle due una: o il Nostro, null’affatto ignorante, ha solo implementato un improbabile progetto “Magna Grecia” (non fraintendetemi sulla parola “magna”), facendo diventar tali – chessò – pure l’etruria e la sassonia, o il sempre Nostro (perché uno così … chi cazzo se lo prende?) è veramente tanto insanabilmente ignorante da meritarsi calci nel culo a giorni alterni, per ore otto consecutive – con sola pausa per il pranzo –, sua vita natural durante.
Seppur corre la necessità di un’avvertenza (perché non abbiate, cari amici miei, a solo godervi le altrui disgrazie!): s’impone a noi tutti di fare smantellare quei monumenti all’ignoranza e di rivendicare le nostre autentiche origini messapiche. E non solo per custodia delle legittime ascendenze, ma pure ad evitare che qualche altro ignorantone possa qui piazzarci un archeologico segnale del tipo …

Jean de la Vallette











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