martedì 24 settembre 2024


11/03/2020 09:23:53 - Salento - Attualità

«Questa settimana sarà ancora di aumento, purtroppo prevedo che questi movimenti della popolazione da Nord a Sud e la sottovalutazione del problema nelle altre regioni farà emergere casi in altre parti del Paese»

E’ stata pubblicata recentemente una intervista a Walter Ricciardi, consulente del Ministro della Salute, di fatto la figura più di spicco nella complicatissima gestione dell’emergenza coronavirus in Italia. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni.

Era proprio necessaria la chiusura di tutta l’Italia?

«Sì, la chiusura era necessaria. Quella precedente che coinvolgeva solo Lombardia e alcune alte provincie dell’Emilia Romagna, Veneto e Piemonte era stata fatta alla luce di tre criteri: il primo era il tasso di incidenza cumulativa per 100mila, che sostanzialmente vedeva la dinamica dei casi aumentare oltre una certa soglia. Il secondo era lo sviluppo di una circolazione autoctona del virus, quindi non riconducibile ai focolai originali ma caratterizzata da uno sviluppo locale molto forte. Il terzo era la vulnerabilità geografica. Applicando questi tre concetti è stato redatto il primo decreto, che aveva avuto alcune resistenze per esempio da parte dei veneti. Ma in realtà questi tre elementi, insieme al movimento di persone assolutamente inconsulto e incontrollato dal Nord al Sud (dopo la diffusione del primo decreto, ndr.), ha suggerito che l'epidemia che si stava verificando nelle regioni del Nord si potesse espandere al resto del territorio».

L’aver esteso il provvedimento a tutta Italia ma aver aperto le zone rosse più circoscritte, come quella di Codogno, non rischia di far circolare più persone da aree a rischio in altre aree che lo sono meno?

«Quello che stava succedendo nelle zone rosse era che la curva epidemica si stava appiattendo e che era addirittura superata dalla curva epidemica delle altre zone, quindi non aveva senso tenere blindate le vecchie zone rosse. Quindi o si faceva un blocco fisico sostanzialmente come Wuhan dell’intera area geografica precedente oppure non aveva senso. È chiaro che si trattava di trovare un equilibrio delicato fra attenzione e democrazia».

Molti si chiedono perché vi siano differenze di mortalità così accentuate fra l’Italia e altri paesi che cominciano a registrare un certo numero di contagi ma proporzionalmente meno morti, come la Corea del Sud, la Francia e la Germania. Al momento siamo in linea solo con l’Iran.

«Questo lo si spiega con un insieme di fattori. Il primo è che noi in questo momento probabilmente sovrastimiamo la mortalità perché mettiamo al numeratore tutti i morti senza quella maniacale attenzione alla definizione dei casi di morte che hanno per esempio i francesi e i tedeschi, i quali prima di attribuire una morte al Coronavirus eseguono una serie di accertamenti e di valutazioni che addirittura in certi casi ha portato a depennare dei morti dall’elenco. Di fatto capita che accertino che alcune persone siano morte per altre cause, pur essendo infette da coronavirus. Noi invece, per i noti motivi di decentramento regionale, ci atteniamo a classificazioni dettate dalle regioni e soltanto nell’ultima settimana stiamo cercando di introdurre un correttivo con una valutazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, che però non ha a disposizione le cartelle cliniche e quindi fa fatica a entrare nel merito. Tutto il meccanismo insomma è estremamente farraginoso. L’ISS, in altre parole, per il decreto ha il potere di investigare ma deve mandare i NAS per avere le cartelle. Non so se mi spiego…».

In Italia c’è un tasso molto alto di ricoverati, circa il 50% dei casi. È proprio necessario ricoverarli tutti? Sono tutti così gravi?

«Quello che ci deve far riflettere è che noi probabilmente non abbiamo una forma di soccorso intermedio rispetto al ricovero che hanno predisposto invece in Cina. I cinesi hanno allestito zone di assistenza a bassissimo contenuto tecnologico, veri e propri capannoni in cui assistevano le persone con un primo intervento. La combinazione dell’età più giovane dei pazienti e il fatto che si dava assistenza respiratoria quasi a tutti ha consentito di assistere grandi quantità di pazienti in ambienti non ospedalieri. Noi non abbiamo - e speriamo di non dover avere bisogno - di questo modello intermedio. O ricoveriamo o mandiamo a casa».

Si parla poco dei farmaci, almeno di quelli suggeriti come alcuni antivirali. Li stiamo usando?

«Sì, vengono utilizzati soprattutto nei centri di elevata specializzazione, come lo Spallanzani a Roma, il Sacco a Milano e anche in altre realtà. Tutti quanti comunque cercano di fare una terapia antivirale anche se non specifica».

Che previsioni si sente di fare a questo punto per l’Italia e il mondo?

«Per l’Italia mi aspetto ancora almeno due settimane dure, perché come abbiamo visto dall’esempio cinese le misure di distanziamento sociale hanno bisogno di tempo vista l’alta contagiosità del virus. Questa settimana sarà ancora di aumento, purtroppo prevedo che questi movimenti della popolazione da Nord a Sud e la sottovalutazione del problema nelle altre regioni farà emergere casi in altre parti del Paese. Soprattutto la mia preoccupazione sono Roma e Napoli. Prevedo che l'infezione si espanderà anche negli altri Paesi, come Germania e Francia, che seguiranno l’iter italiano. Rimane per me un grosso dubbio per il Regno Unito: i loro scienziati oscillano tra le previsioni catastrofiche di alcuni colleghi dell’Imperial College di Londra (come quelle di Roy Anderson, si veda recente articolo su The Lancet, ndr.) e l’estrema prudenza del Chief Medical Officer, che ritiene le nostre misure esagerate. A mio avviso anche nel Regno unito la situazione sarà intermedia fra questi due scenari. Prevedo che negli Stati Uniti sarà una catastrofe, perché lì il virus sta avanzando incontrastato. Di fatto lì non lo testano neanche, trattandosi di un sistema che non ha grandi risorse di sanità pubblica. Questo potrebbe far sì che fra una settimana-dieci giorni l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiari lo stato pandemico».

 

Fonte: rete











img
Cucina d'asporto e Catering
con Consegna a domicilio

Prenota Ora