martedì 24 settembre 2024


11/03/2020 09:40:45 - Salento - Attualità

«Non possiamo parlare di tasso di mortalità del virus, perché non abbiamo e, forse, non avremo mai il dato reale, ma solo di tasso di mortalità tra i contagiati che il sistema sanitario è riuscito a identificare»

Tra gli ultimi dati comunicati dal capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, c’è quel 4,25% di deceduti (al 6 marzo) rispetto ai contagi da Coronavirus nel nostro Paese. Ed è un dato che desta preoccupazione. Proprio per questo è necessario chiarire cosa rappresenti davvero quella percentuale e se si possa davvero parlare di “tasso di mortalità” del Covid19. Sulla questione è intervenuto il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano e docente di Igiene all’Università Statale, secondo il quale “un tasso che supera il 4 per cento è sicuramente un dato sovrastimato, perché di qualsiasi epidemia si tratti, è tipico che i casi identificati siano inferiori a quelli reali”.

NON CONOSCIAMO I DATI REALI – D’altro canto questo virus è caratterizzato da forme di sintomatologia non grave. “Molte persone, in Italia e nel mondo, hanno contratto il Covid19 senza neppure rendersene conto – aggiunge Pregliasco – e probabilmente questa è stata la causa della diffusione dell’epidemia”.

Quanti contagiati potrebbero esserci davvero nel nostro Paese?

“Generalmente nelle epidemie i contagi registrati vanno moltiplicati anche fino a dieci volte”.

Questo significa una cosa: non possiamo parlare di tasso di mortalità del virus, perché non abbiamo e, forse, non avremo mai il dato reale, ma solo di tasso di mortalità tra i contagiati che il sistema sanitario è riuscito a identificare”.

Che in questa fase, superato il boom iniziale di tamponi eseguiti anche a chi non presentava sintomi e non veniva da aree più a rischio, sono quelli che hanno i sintomi più evidenti o che sono stati a stretto contatto con persone contagiate o che vivono in zone rosse.

“L’unico dato abbastanza certo – spiega il virologo – è proprio quello dei decessi, anche se è estremamente difficile, anche con i dati delle autopsie a disposizione, comprendere se queste persone sono morte per il Coronavirus o con il Coronavirus, ma per altre cause. Se prendiamo il dato dei decessi, la mortalità è più alta rispetto all’influenza. Se volessimo calcolare un tasso di mortalità reale con questi criteri, dovremmo dunque tener conto di tutti i contagiati (anche quelli che in questo momento non sanno di esserlo) e dei pazienti effettivamente morti per il virus. Impossibile».











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