martedì 24 settembre 2024


03/04/2020 10:08:16 - Salento - Attualità

Le previsioni di un antropologo su ciò che accadrà alla fine della pandemia

«Stiamo attraversando un’epoca drammatica, nulla sarà più come prima».

Ne è convinto l’antropologo Piercarlo Grimaldi, ex rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche  di Pollenzo.

«L’umanità ha visto grandi mutamenti nel suo ciclo evolutivo, ma una situazione simile a quella che stiamo vivendo mai – spiega -. La nostra “età della ragione” ci aveva illuso che avessimo risolto tutti i problemi e che fossimo in grado di gestire tutte le emergenze, ma non è stato così. Il grido di dolore del Papa dell’altra sera, in piazza San Pietro deserta e sotto una pioggia battente, è emblematico».

«Davanti a questa pandemia assistiamo un ritorno alla ritualità religiosa  – dice ancora Grimaldi -. Prima le chiese erano semivuote, con pochi fedeli anziani. Anche i preti avvertivano di non avere più seguito. Il virus segna ora un ritorno al misticismo. Questa emergenza ci fa riflettere anche sui limiti dell’uomo-metropolitano: oltre il 50% dell’umanità vive, infatti, in grandi agglomerati urbani, in Occidente si va addirittura verso il 60%. Ora scopriamo che vivere ammassati è poco igienico e anche poco produttivo. Di conseguenza ci sarà un ritorno alle tradizioni, al contatto con la natura che determinerà un’inversione anche nei valori fuori dal modello urbano».

«Bisogna approfittare di questi giorni d’isolamento per riflettere, fare un lavoro di coscienza, e capire cosa abbiamo fatto di bene e male – continua Grimaldi -. La prima considerazione che possiamo fare è che eravamo felici senza sapere di esserlo: potevamo passeggiare tranquilli, incontrare amici, andare a mangiare cena fuori. Ci accorgiamo quindi che la felicità non è essere il più ricco del cimitero. La casa è diventata l’unica forma di protezione. La famiglia un valore, un simbolo, un baluardo di difesa».

«La stessa economia prenderà altre strade – conclude Grimaldi –.  La globalizzazione che abbiamo subito non sarà più così: ci riapproprieremo di vecchie funzioni e sicuramente limiteremo le deleghe. L’emergenza sanitaria sta rilanciando anche il ruolo della digitalizzazione (lavoro da casa, videochiamate, social). Anche in questo caso si tratta di un passaggio epocale: la comunicazione umana è iniziata con i gesti e l’oralità, si è quindi passati alla scrittura, ora siamo nell’epoca digitale: modello interessante che recupera sia l’oralità, sia la scrittura. Non tutto però sarà positivo, emergeranno anche nuovi problemi e nuove tensioni».

 

Fonte: rete











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