martedì 24 settembre 2024


30/04/2020 10:04:48 - Salento - Attualità

«Ho sconfitto il Coronavirus, ora la vita avrà un sapore nuovo»

Ha curato allestimenti civili e navali nei luoghi più impervi del mondo per la ditta per cui lavora, ha provato l’ebbrezza della velocità folle in moto e di altre sfide adrenaliniche. Ma l’ansia della lotta contro il Covid-19 confessa di non averla mai provata. Michele Chierico, 48 anni compiuti il 21 febbraio, originario di Squinzano, è tra i fortunati sopravvissuti al Coronavirus.

Per rispondere all’intervista telefonica allontana il respiratore dalla bocca, ha la voce affaticata e roca, ma baldanzosa e felice. «È stata una battaglia inimmaginabile, ho avuto paura di morire - confessa il salentino - soprattutto la notte, avevo il terrore di addormentarmi e di non risvegliarmi, avevo paura di non respirare più».

Michele ha contratto il virus in ospedale. «Sono ricoverato da qualche mese nel reparto di Pneumologia del Vito Fazzi per un problema ai polmoni. Ed è qui che sfortunatamente ho contratto il virus», racconta.

Quest’inverno lascia Pisa dove lavora per l’azienda «Ap Montaggi» e torna nel Salento a risolvere un problema di salute. Ed è proprio in corsia che il destino gli presenta la prova più impervia. «Il virus ha fatto capolino nel reparto ed ha beccato anche me che peraltro, dai precedenti tamponi, risultavo negativo al Covid-19».

Precisa subito che non gli interessa per nulla la caccia all’untore. «Lo avrò contratto sicuramente da una persona inconsapevole di avere il virus. Non è colpa sua. Ed anzi è proprio questo il messaggio che vorrei lanciare: dobbiamo spazzare via questo sentimento di vergogna che aleggia attorno al Covid. Noi malati dobbiamo dire chiaramente di avere il virus, senza nessuna vergogna. Saremo noi la soluzione a questa pandemia, con il nostro corpo, con la nostra esperienza di malattia, con la nostra capacità di sconfiggere il virus. Ho sentito pazienti qui in ospedale nascondere di avere il Coronavirus parlando con parenti lontani al telefono, come se fosse un’onta, una stigma, una macchia. E invece non c’è un bel nulla di cui vergognarsi. Siamo vittime involontarie e possiamo aiutare il mondo a capire meglio questo nemico invisibile e a sconfiggerlo».

Ad un giramondo amante della libertà come lui, ammette, «manca da impazzire l’aria, il sole, il mondo lì fuori, e mi auguro di tornare presto a scorrazzare con la moto».

Ma il suo ritorno alla vita, ammette Michele, sarà con occhi nuovi: «La lotta contro il Covid mi ha fatto capire quanto sia preziosa la vita. In questi giorni infiniti di pena e sofferenza è cambiata la lista delle priorità. La mia vita futura ora contemplerà anche il relax, l’ozio, il tempo per me stesse e per i miei affetti. Proverò ad essere felice e fiero di me stesso. Me lo merito, e ce lo meritiamo tutti».

 

Fonte: rete











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